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Gioca con me…

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

L’estate era piacevole e calda quell’anno. Il sole, come sempre, portava calore alla pelle. Le leggere brezze che passavano per il quartiere ne facevano un luogo né troppo caldo, né troppo freddo. Era semplicemente un clima perfetto. Ma ci fu un estate che Sally non dimenticherà mai. Sally era una giovane ragazza di otto anni dai lunghi e ondulati capelli castani e dai brillanti occhi verdi. Sempre educata, non mentiva mai ed obbediva a tutto ciò che le veniva chiesto. I suoi genitori la adoravano, non avrebbero potuto chiedere una figlia migliore. Sally ridacchiava mentre giocava con le sue amiche fuori, in giardino. Giochi come “campana” o il salto della corda, a volte con le bambole, a volte “ce l’hai”. La madre di Sally sorrise calorosamente alla vista dell’innocente bambina, e la chiamò a tavola pulendosi le braccia sul grembiule. “Sally, vieni in casa, il pranzo è pronto!” Sally alzò lo sguardo dalla propria bambola e sorrise.

“Okay mamma!”

Sedendosi a tavola, Sally saltellò sopra la sua sedia, eccitata per chissà cosa. Sua madre posizionò del burro d’arachidi e del pane con gelatina le cui croste erano state tagliate, in tavola. Alcuni gambi di sedano e carote, da bere del succo d’arancia. “Grazie mamma.”

“Di nulla, piccola”. Quando la bambina diede il suo primo morso, la madre scelse un posto davanti a lei, sorridendo mentre la guardava mangiare. “Indovina! Tuo zio Johnny sta venendo qui.” Sally guardò la madre e sorrise. Le sue labbra mostravano ancora tracce di burro d’arachidi. “Mmg! Zio Johnny?” Ripeté lei, a bocca piena. Sua madre rise di gusto.

“Mhm. Viene per aiutare papà a lavoro e prendersi cura di te. Forse andremo anche a Carnevale, tutti quanti!” Sally masticò velocemente l’ultimo pezzo di cibo rimastole in bocca. “Possono venire anche Sarah e Jenny?” Sua madre la guardò pensierosa. “Vedi, lo decideranno i loro genitori. Ma se gli danno il permesso, va più che bene!” La bimba rise e nuovamente saltellò sulla propria sedia, ora ancor più eccitata all’idea delle vacanze di quell’anno.

Qualche giorno dopo, lo zio Johnny arrivò a casa loro. Uscendo dalla macchina, l’uomo alzò le braccia sopra la testa ed emise un sospiro di stanchezza. “Zio Johnny!” Squittì una vocina, catturando l’attenzione dell’uomo. Sally fece cadere la corda con cui stava giocando ed andò ad abbracciare il membro della famiglia. “Hey Sal! Come stai?” Disse alzando la bambina da terra con facilità, abbracciandola. Lei rise e osservò i suoi amici, che stavano ora muovendosi verso la sua direzione.

“Ho giocato con Sarah e Jennie. Andiamo dentro a dire alla mamma che sei qui!”

“Ottima idea.” Sorrise ed entrò in casa, chiamando a gran voce la donna. “Marie! Sono qui!” Disse, seguito da Sally impegnata ad imitarlo.

“Mamma! E’ qui!” La casalinga uscì dalla cucina e sorrise vedendo che Johnny ce l’aveva fatta.

“Johnny, sei qui, sano e salvo.” L’uomo riportò la bambina a terra e le diede una pacca sulla schiena in modo da allontanarla. Abbracciò la donna.

“Certamente. Perché diavolo non avrei dovuto arrivare sano e salvo?” Rise, muovendosi verso la cucina insieme alla donna. Sally trotterellò fino alla porta d’ingresso, annunciando che stava uscendo per giocare.

“Assicurati di essere dentro prima che faccia buio!”

“Sì mamma!” E la bambina uscì.

Mentre il momento della cena si avvicinava, il padre di Sally tornò a casa, felice di vedere che anche suo fratello era lì. Rientrando con sua figlia, salutò Johnny con una stretta di mano ed un abbraccio fraterno.

“Felice di vederti, come stai?” Disse incrociando le braccia, mentre guardava sua moglie preparare la tavola. Johnny scrollò le spalle, giocherellando con i pollici.

“Karen ed io ci siamo separati.”

“Oh, è terribile. Chiedo scusa…” Johnny scuotè la testa con un sorriso.

“No, va tutto bene. Sono felice, posso muovermi liberamente senza qualcuno che senta il bisogno costante di sapere dove io sia e cosa stia facendo.” I due uomini risero insieme, muovendosi verso il tavolo per mangiare. “Mmm Marie, è delizioso.”

“Grazie, sono felice che ti piaccia.”

“Mhm! E’ buonissimo mamma.” Gli adulti sorrisero e sogghignarono all’affermazione della bambina.

I piatti si svuotarono e Sally cominciò a sbadigliare ripetutamente, strofinandosi gli occhi con le mani. Sua madre le sorrise e le strofinò gentilmente la schiena.

“Sembra che qualcuno qui sia stanco. A nanna!” Sally scese dalla sua sedia con un balzo, prendendo il suo piatto e portandolo al lavandino. Sua madre si alzò per portarla a letto, ma si fermò quando Johnny le afferrò il braccio.

“La porto io a letto.” Fece un sorriso, ricevendone un altro di ritorno.

“Va bene, grazie John.” L’uomo annuì, guardando la donna affrettarsi per pulire i piatti e buttare gli avanzi. Poi vide il fratello muoversi verso il bagno per lavarsi e seguì la bambina fino alla camera da letto.

Johnny sorrise e chiuse la porta dietro di esso, osservando la ragazzina frugare nel guardaroba alla ricerca di un pigiama con cui dormire.

“Ti serve aiuto?” Chiese, guardando la bambina osservarlo e fare un cenno con la testa. “Okay, vediamo che cos’hai.” L’uomo si posizionò di fianco a lei e cominciò ad osservare i vari pigiama. “Ne hai uno con disegnate delle fragole sopra. Scommetto che avrai il loro stesso odore nei tuoi sogni.” Prese la maglia e gliela mostrò, annusandola un paio di volte. Sally sorrise e scosse la testa, indicando che non voleva indossare il pigiama a fragole; Johnny annuì e mise a posto il vestito, per poi prenderne un altro con un unicorno sopra di esso. “Cosa pensi di questo? Scommetto che cavalcherai Miss Unicorno, così.” La bambina ridacchiò e scosse la testa nuovamente. L’uomo emise un lieve sospiro seccato prima di rimetterlo a posto. Poi prese una normale camicia da notte bianca. “E questa? Potresti trasformarti in una principessa con questa.” Gli occhi di Sally si illuminarono e lei applaudì con le mani, eccitata. Mise la camicia sul letto, mentre egli le si avvicinava per cominciare a sbottonarle il vestito. “So vestirmi da sola, zio.” Disse con un sorriso, guardando le sue mani nella camicia. L’uomo sorrise di rimando ed annuì, continuando con il suo lavoro.

“Ne sono sicuro, ma sei stanca, e perché non accettare un po’ d’aiuto?” Chiese, guardando Sally annuire qualche volta. Una volta sbottonata la camicia, la sfilò dalle sue spalle e le toccò gentilmente la pancia, facendola ridere. Lui sorrise e le prese il bordo dei pantaloncini, sfilandoli fino a terra. Infine, afferrò il colletto della camicia e la fece passare sopra l’apertura della testa, assicurandosi che le braccia potessero passare attraverso le maniche. “Tutto fatto!” Disse allegramente, guardando la bambina sorridergli di rimando, dondolandosi in sopra al proprio letto. Johnny si alzò e prese i suoi vestiti, la porta si aprì e la madre di Sally entrò per metterla a dormire.

“Sei pronta per la nanna?” Disse lei muovendosi intorno al letto. Johnny osservò e raggiunse frettolosamente l’altra parte del letto.

“La metto a dormire io. Va bene?” Marie lo guardò e sorrise, scuotendo la testa.

“Ovviamente no.” Guardò in basso verso la figlia, dandole un bacio sulla fronte. “Buonanotte piccolina.”

“Buonanotte mamma.” Accarezzando la bambina gentilmente con il pollice, la donna prese i vestiti prima in mano a Johnny ed uscì dalla camera. Johnny sorrise alla madre e si avvicinò all’interruttore della luce, spegnendolo. Chiuse con attenzione la porta della camera, e la bloccò a chiave. Lentamente, guardò di soppiatto verso Sally. Johnny aveva un freddo, ampio sorriso sulle labbra. Nei giorni seguenti, Marie notò che Sally non era sé stessa. Non sorrideva spensieratamente come suo solito. Non era allegra, o parlava con la stessa felicità di prima. Marie afferrò la mano della bambina prima che uscisse a giocare con i suoi amici, e la prese da parte. Sally guardò la madre con aria confusa.

“Ti senti bene, piccola?” Chiese, mettendosi in ginocchio per essere alla stessa altezza della bambina. Sally la osservò pigramente e lentamente cominciò a piangere. Sua madre spalancò gli occhi dalla confusione. “Sally?”

“M-mamma… io… io non volevo…” Cercò di dire la bambina fra i singhiozzi.

“Non volevi che cosa, piccola?”

“Io…io non v-volevo giocare… Non volevo giocare al suo gioco…” La bambina guardò verso la madre e la abbracciò calorosamente. “Lui… m-mi ha toccata… E mi ha fatto toccare lui!” Marie si accigliò e cominciò ad arruffare gentilmente i capelli della bambina, confortandola, delicatamente zittendola per calmarla.

“Shhh, va tutto bene. La mamma è qui adesso.” Era un incubo, tutto qui. La ragazza aveva avuto uno spaventoso incubo. “Va tutto bene ora? Non pensarci più.” Guardò Sally alzare gli occhi verso di lei, il suo respiro rotto dal pianto, e sorrise.

“O-okay mamma..” Sua madre sorrise e la baciò sulla fronte.

“Ora vai a darti una pulita, non voglio che giochi con i tuoi amici con quella faccia sporca.” Sally sorrise debolmente, correndo verso il bagno per lavarsi.

Più tardi, quel giorno, Johnny e suo fratello tornarono a casa dal lavoro. Frank sospirò, sorridendo quando vide Sally farle un segno. Il padre chiuse la macchina, entrando in casa, e annuì di rimando. Johnny guardò anch’egli Sally, annuendo. Il sorriso della bambina diminuì leggermente. Anche Johnny entrò dentro casa, e si fermò quando udì la conversazione fra il fratello e sua moglie.

“Sally cosa?” chiese Frank.

“Ha avuto un incubo. Un brutto incubo. Ha detto “Lui mi ha toccata.”

“Bene, chi diavolo sarebbe “lui”?!”

“Non lo so, Frank… Ma era solo un incubo. Volevo solamente informarti di cosa era successo e del perché lei si comportasse diversamente”.

Johnny aggrottò irritato le sopracciglia mentre le nocche diventavano bianche. Poi, si calmò velocemente e iniziò a pensare in fretta. Sorrise ed entrò nella stanza, fingendo solo di intromettersi nella conversazione e alzò le sopracciglia.

“Oops. Ho interrotto qualcosa?” chiese, osservando la coppia scuotere la testa. Johnny sorrise di nuovo e indicò l’auto dietro di lui con il pollice. “Sto andando al negozio, hai bisogno di qualcosa, Marie?” La donna sorrise e guardò verso la cucina.

“In effetti, sì. Puoi prendermi uova, latte, pane e succo di frutta?” Johnny annuì con il capo, stava per andarsene quando si fermò.

“Sally desiderava venire insieme a me, volevo solo avvisarti.” Marie sorrise.

“Grazie, John.” Lui annuì di nuovo e si diresse fuori dalla casa. Chiavi in mano. Osservò Sally con i suoi amici e si mise le mani intorno alla bocca.

“Sally!” la bambina si fermò e lo guardava. “Dai, andiamo al negozio!” John si diresse verso la macchina, facendo il gesto di seguirlo alla bambina. Sally rimase lì seduta per un attimo, poi poggiò le sue bambole sull’erba.

“Tornerò, badate a Marzapan e Lilly per me.” Jennie e Sarah sorrisero annuendo, continuando a giocare alle bambole senza di lei. Sally si diresse riluttante verso la macchina, arrampicandosi sul sedile del passeggero e si legò con la cintura. “La mamma vuole che tu vada al negozio?” chiese. Johnny fece segno di sì con la testa e inserì le chiavi nel quadro, accese il motore e fece retromarcia sul vialetto.

“Sì, vuole che compri del cibo per lei. Forse posso prendere qualcosa anche per te.” Fece un ampio sorriso e guardò la bambina. Sally sorrise nervosamente di rimando e spostò lo sguardo, osservando il paesaggio che scorreva. Quando arrivarono alla strada di fronte al negozio, Sally notò che non stava rallentando per entrare nel parcheggio. Aggrottò le sopracciglia, confusa, guardandolo.

“Zio Johnny, il negozio è di là.” disse, indicando con il dito il negozio. Ma non ci furono reazioni da parte dell’uomo. Continuò a guidare, un debole sorriso sul volto. La bambina si voltò e osservò il negozio di alimentari diventare sempre più piccolo, fino a sparire dalla visuale. Realizzando che non stavano andando a fare la spesa, la bambina guardò lo zio guidare fino al piccolo parcheggio vicino al parco comunale. Nessuno ci andava, di domenica. Sally si stava innervosendo, il respiro aumentava guardando l’uomo con gli occhi sgranati. Johnny parcheggiò l’auto e spense il motore, guardandola. La rabbia era palesemente dipinta sul suo volto.

“Hai detto alla mamma cos’è successo, vero?” domandò, mentre la ragazzina scuoteva freneticamente la testa dicendo no. “Non stai giocando nel modo giusto, Sally.” Il suo tono di voce sembrava melodico. L’uomo allungò le braccia e tirò la bambina a sé, ignorando i suoi tentativi di dimenarsi e i suoi mugolii imploranti. “Avevi detto che avresti giocato con me, Sally. Mi hai mentito!” Aprì la portiera posteriore e si spostò sul retro della macchina, trascinò con sé la bambina e la spinse a terra per poi bloccarla. Ignorò i pianti e il contorcersi della bimba. “Ora devi essere punita per aver infranto le regole!” disse, di nuovo con quel tono da cantilena e iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni.

“Una coppia ha trovato il corpo di Sally Williams, di otto anni, nel parco comunale. La settimana di ricerche si conclude qui. Aggiornamenti stasera alle 21.”

Avrebbe giurato di aver chiuso la porta prima di andare a letto. “Immagino di essermene dimenticata…” Si alzò dal calore e dalla comodità del suo letto, la ragazzina attraversò la sua stanza e chiuse la porta. Prima che potesse tornare tra le coperte, udì uno scricchiolio nell’ingresso. I suoi genitori erano svegli? Probabilmente erano andati a controllare se lei dormisse o qualcosa del genere. Appena si coprì le gambe, la ragazza sentì un flebile suono di… pianti? Sembrava un bambino. Si alzò lentamente dal letto, di nuovo, dirigendosi verso la sua porta e la aprì. Il suono sembrava più forte fuori dalla sua stanza. Sbirciando nell’oscurità, la ragazza avanzò lungo il corridoio, tentando di seguire il suono dei singhiozzi. Arrivata in fondo, ebbe un sussulto. Seduta sul pavimento, sotto alla finestra, al chiaro di luna, vi era una bambina. Era chinata e piangeva. Come era entrata in casa sua? Attraverso la finestra? Deglutì e provò a parlarle.

“Chi… Chi sei? Come sei entrata in casa mia?”

Improvvisamente, il pianto cessò. La bambina si tolse lentamente le mani tremolanti dal volto e si voltò, contorcendosi leggermente. Il sangue rimpiazzò le lacrime, macchiandole le mani. C’era un grosso grumo di sangue e capelli su un lato della testa, del sangue fuoriusciva da una ferita sul suo viso e cadeva sulla sua camicia da notte logora e sporca. I suoi occhi verdi e luminosi sembravano in grado di vedere attraverso l’anima.

“Questa è casa mia” rispose la bambina, la voce rauca, come se si stesse sforzando di parlare. Il corpo della bimba si contorceva e ondeggiava in modo strano, alzandosi in piedi e si voltò verso l’adolescente. I suoi piedi erano sporchi, avendo corso tra il fango; dei graffi le ricoprivano le gambe e le ginocchia; l’orlo della camicia da notte era lacerato. C’era il nome “Sally” sul davanti. Allungando le braccia con le sue mani insanguinate, la bambina sorrise, con il sangue tra i denti e parlò.

“Gioca con me…”

Sally

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