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Il medico della peste

 
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Da bambino, ho sempre amato i miei sogni. Erano ciò che poteva portarmi via dalla “normalità” (o quello che mi dicevano fosse tale) e un’infinita fonte di nuove esperienze. Anche gli incubi mi piacevano, perché li sentivo come qualcosa di diverso. Notte a notte, la luna cadeva a terra, gli edifici erano macerie davanti a me e gli alberi ballavano al ritmo delle scosse.

Adesso, da adulto, odio i miei sogni, anche se dovrei dire incubi. Sono violenti e confusi. Mi hanno turbato talmente tanto che a volte li confondo con la vita. In uno dei miei sogni ho visto mia moglie brutalmente picchiata, il mio cane che cadeva da un dirupo per aver rincorso una palla e mio figlio ucciso da uno sparo.

Medico della peste

Soprattutto un sogno mi ha particolarmente turbato. C’era un medico della peste. Se ne stava lì a fissarmi con la sua maschera col becco, come se si aspettasse qualcosa. Non riuscivo a vedere i suoi occhi, sempre che li avesse. Quella maschera senza occhi continuava a fissarmi. Anche se non ho potuto vederlo, sapevo che aveva un ghigno contorto sul suo volto, il suo vero volto.

La maschera mi fissava con un’espressione vuota. Mi ha sorriso. All’improvviso orridi bubboni rossi hanno cominciato a segnarmi la pelle. Le mie orecchie hanno cominciato a sanguinare copiosamente. Il dolore era insopportabile, ma non riuscivo a muovermi. La mia pelle era macchiata di un rosa orribile, che sapeva di morte. Il medico della peste aveva in mano petali di fiori dello stesso colore.

Volevo urlare. Volevo farla finita. Volevo svegliarmi. Lui sorrideva e stava lì. Mi guardava soffrire.

Mi sono svegliato con un’incredibile voglia di vomitare.

Questo sogno è accaduto ogni pochi giorni. Sono andato da uno psicologo per chiedere aiuto. Volevo vivere di nuovo normalmente.

Quando ho descritto il sogno, lui è impallidito. Mi ha detto che non c’era nulla che potesse fare. Mi ha chiesto di tendere la mia mano.

Cosí ho fatto.

Mi ha messo in mano dei petali rosa.

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