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Storia scritta da Arianna Ferrara

Ero chiusa in una stanza buia.
Sentii il campanello dell’ ingresso suonare.
Aprii una porta, e mi ritrovai in un’ abitazione che non conoscevo, quasi deserta. Una lampada centrale, sul soffitto, spargeva una luce calda e giallastra per l’ abitazione, colorando le pareti di giallognolo. Davanti a me vi erano due porte, separate da una pianta abbastanza alta, in un vaso.
La prima era la porta di un bagno. Un labrador mi stava dando le spalle, e abbaiava a qualcosa che sapevo essere là dentro.
L’ altra porta, a destra, era chiusa.
Un sentimento sinistro mi avvolse tutta, sapevo che c’ era qualcuno in bagno oltre al cane, e non volevo assolutamente andare a vedere di chi si trattava.
Così svoltai a destra, per andare all’ ingresso, e il presentimento si fece ancora più forte.
Ormai avevo capito che si trattava di un incubo.
Dietro a quella porta c’ era qualcuno o qualcosa, io lo sentivo.
Sapevo di dover aprire, ma decisi di coprirmi gli occhi con una mano per non vedere il mostro che ormai sapevo essere là dietro.
Aprii la porta.
Ora che avevo la mano davanti agli occhi il mio campo visivo si limitava solo alle mattonelle chiare del pavimento. Vidi due gambine attraversare l’ ingresso e fermarsi di fronte a me.
La pelle era pallida, le calze delle gambine infantili erano tutte strappate, e terminavano in due lucide scarpine nere.
Poi, quella cosa, mi aggredì.
Non vidi più niente, non sentii dolore, sentivo solo che qualcosa mi mordeva e strappava via ogni straccio di vita dal mio corpo.

Mi svegliai. La porta-finestra era spalancata, e fuori diluviava.
Silenzio.

Qualcuno suonò alla porta.
Questa volta non aprii.