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L’amico immaginario

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Ho una figlia di nome Rose che, come spesso succede, sta attraversando uno di quei periodi cruciali per la sua formazione caratteriale e psicologica.

Essendo io suo padre, è normale che mi interessi particolarmente a lei in questi ultimi tempi.

Il mio interesse è generato dal fatto che lei ha appena 10 anni e, come molti di noi sappiamo, a 10 anni non si può avere un amico immaginario: ma lei ce l’ha!
Rose è sempre stata la mia ossessione, la mia unica ragione di vita: mia moglie è venuta a mancare dopo 20 anni di matrimonio, portando con sé anche il figlio che aveva in grembo.

Siamo rimasti solo io e lei, nella nostra modesta casetta di campagna, conducendo un’ esistenza decorosa, esistenza stroncata dall’arrivo di Jackie.

Così lo chiama Rose.

Da quando è arrivato lui, l’unica cosa a me cara mi è stata portata via: non parla più con me, non esce quasi mai, si chiude da sola nella sua camera tagliandomi fuori dal suo mondo.
Poche settimane fa, ho contattato la mia psicologa al fine di aiutare quella povera bambina ed il suo povero padre.

Il risultato fu vano dato che, secondo lei, ciò che vede la mia piccola non è riconducibile a nessun trauma o a qualsiasi malattia di alcun tipo.
La notte la sento, sento che con la sua fievole voce invoca il suo nome come fosse una preghiera, ininterrottamente.

Spesso, scendendo le scale, la trovo addormentata nei posti più strani, assumendo le posizioni più contorte o, come spesso accade, seduta davanti alla tv, sintonizzata su un canale di statico, a sorridere, come fosse un programma comico. Quando si accorge della mia presenza le uniche parole che escono dalla sua bocca sono: “Jackie mi ha detto di guardarlo, a lui piace.”
Le giornate sono diventate una merda, nel mentre mia figlia sta peggiorando notevolmente: non dormo più, non mangio, non esco, non lavoro.

Quanto tento di comunicare con Rose, l’unica cosa che ottengo sono svariate offese, alcune molto pesanti, che nemmeno penso di averle mai insegnato.

Mi lancia addosso ogni cosa che trova con lo scopo di ferirmi, urlandomi contro: “JACKIE TI VUOLE MORTO!”
Oggi ho trovato un disegno, probabilmente fatto durante uno dei suoi svariati attacchi di collera, questo:

Roseee

Pare che disegnando si sfoghi particolarmente e, quando lo fa, riesco anche ad intraprendere una sorta di dialogo.

Fu così che un giorno, mentre la vidi un’altra volta fissare un angolo in alto del muro, le dissi di disegnarmi ciò che vedeva. Il quadro e le linee del muro sono opera mia perchè, secondo la psicologa, servirebbero a farla immedesimare meglio , il resto è tutta opera sua:

Ahahum

Vi confido che dopo tutto questo io ho paura.

Ho paura di mia figlia, ma soprattutto di Jackie, di quell’ essere oscuro ed abnorme che vuole uccidermi.

Con ieri notte è già la terza volta che Rose mi ferisce mentre dormo.

Spesso quando è lei a riposarsi mi sento in dovere di proteggerla da quella cosa, mentre lo faccio posso sentire chiaramente dei passi, i bicchieri rompersi, alcuni colpi violenti contro la porta seguiti dalla maniglia che sembra muoversi con rabbia.

Non ho resistito, se fossi stato un altro minuto di più in quelle quattro mura sarei impazzito e, così, il giorno successivo uscii, portando con me mia figlia.

Dopo una lunga passeggiata seguita da un lungo silenzio ci fermammo in un campo.

In preda alla disperazione scoppiai in lacrime, in quel momento Rose mi poggiò la mano sulla spalla e, sorridendo, iniziò a parlare: “Sai papà, tra me e Jackie c’ è un rapporto particolare..” Da lì in poi iniziò il discorso più rivoltante ed orrendo che le mie povere orecchie avrebbero mai potuto udire: mi raccontò di come conobbe il suo amico immaginario, dell’ amore che era scoppiato tra i due, delle sevizie che lei stessa subiva e del piacere che ne traeva, sembrava di sentire una donna matura, non una bambina di appena 10 anni.

“Così, papà, ora sai tutto, sai di me e Jackie e, come penso tu abbia già intuito, nel nostro mondo non c’ è spazio per te: ho provato svariate volte a farti fuori anche se con scarsi risultati ma, finalmente, arriverà qualcuno a porre fine alla tua miserabile esistenza. Oh, che sbadata, è già qui.”

Mi voltai, e le ultime parole che udii furono: “Papà lui è Jackie, Jackie lui è papà>

Abula

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