Home » La Befana vien di notte…

La Befana vien di notte…

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Avete sempre sentito parlare bene della cara Befana, quella dolce nonnina che porta dolci e sorprese ai bimbi di tutto il mondo.

In effetti è così, li porta i dolci ai bimbi ma…non a tutti.

Dovete sapere che ai bimbi cattivi porta ben altro.

Lo volete sapere?

Ok, ve lo dico: porta la morte.

Non ci credete?

Allora vi racconto una storia che storia non è.

In realtà è un ricordo, una cosa successa qualche anno fa in un piccolo paesino a Nord dell’Italia…

31 dicembre 2010 ore 20.05.

Era una fredda serata di fine dicembre, l’atmosfera che si respirava era magica.

Tutte le strade erano illuminate da mille lucine colorate, ogni casa aveva un bell’albero grande pieno di decorazioni e le persone erano più sorridenti e gentili verso il prossimo.

Le feste natalizie erano da sempre il periodo più bello dell’anno.

Il vento gelido sferzava i visetti gioiosi di un gruppo di bimbi che intonavano un canto di Natale.

“E viene giù dal ciel, neve…”

Le loro voci deliziavano la gente che si era fermata ad ascoltarli.

Tutti sorridevano e mormoravano a loro volta le frasi della canzone.

Poco lontano una figura si muoveva a passo lento, strascicando i piedi come per eccessiva stanchezza.

Era coperta da un pesante giaccone nero con il cappuccio calato sul viso quasi a nasconderlo.

Da fuori pareva evidente che era una persona anziana non più alta di un metro e cinquanta.

Si presumeva fosse una donna anziana.

Nessuno pareva farci caso e lei si fermò a qualche metro dal coro un po’ in ombra.

Rimase ad ascoltare per qualche minuto poi lasciando cadere la testa da un lato iniziò a mormorare a bassa voce a tempo con la musica.

“E scende giù da te, sangue

dal tuo collo aperto in due

sei morto non esisti più…”

La strana donna dopo un po’ riprese a camminare diretta chissà dove con il suo passo strascicato.

Erano le nove e mezza e Samuele venne spedito a letto dalla mamma.

“Vai subito a dormire oppure la Befana non ti porterà niente stanotte.” Gli aveva detto con sguardo severo all’ennesima richiesta di altri cinque minuti del suo cartone preferito.

Sconsolato si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte con un sorriso.

Chissà cos’avrebbe trovato nella calza domani?

Un soffio di aria gelida lo fece rigirare nel letto.

Poi come preso dalla strana sensazione di essere osservato si svegliò di soprassalto.

Si guardò intorno un paio di volte ma non vedendo niente fuori posto si rimise giù e cercò una posizione comoda.

Una risata lo fece nuovamente tirare su dal letto.

E fu allora che vide un ombra muoversi in un angolo della stanza buia.

“Chi-c-chi sei?” Chiese con il cuore che batteva forte contro le costole.

La figura fece qualche passo verso il letto.

“Non mi riconosci? Sono la Befana.” Rispose con voce flebile e rauca la figura.

“Sei stato buono quest’anno?”

Il bimbo felice ed emozionato rispose subito di si, che era stato bravo e le chiese cosa gli avesse portato.

“Io però ho avuto notizia che ti sei comportato molto molto male. Hai fatto impazzire i tuoi genitori con le tue marachelle.”

Il bimbo rimase in silenzio vergognandosi al pensiero di tutto ciò che aveva combinato.

“Lo sai che per i bimbi cattivi non ci sono regali?” Continuò la voce facendosi un po’ più dura.

“S-si lo so. Ma non può fare un eccezione? Prometto che mi comporterò bene d’ora in poi. Lo prometto. Ti prego dammi un regalo.”Insistette il bimbo prossimo alle lacrime.

“Mi dispiace ma per te ho altre cose in serbo…”

Con una mossa veloce mise un fazzoletto imbevuto di qualcosa e piano piano Samuele si addormentò.

Una volta adagiato il corpo del bimbo sul letto si tolse il foulard che portava intorno al collo e lo passò intorno a quello del bambino annodandolo.

Prese un capo in una mano e l’altro capo nell’altra e tirò forte.

Il collo del bambino venne stretto nel nodo sempre più stretto finché non passò più aria.

Il visetto di Samuele venne blu ed il foulard lasciò un grosso segno rosso sulla pelle delicata.

Così si spense la vita del piccolo Samuele.

Marco era ancora sveglio e leggeva con la pila accesa sotto al piumone.

Se il papà lo avesse visto si sarebbe arrabbiato molto.

Ma lui stava dormendo nella stanza a fianco alla sua, ne sentiva il russare anche da sotto al piumone.

Poteva fare tutto il baccano che voleva che non si sarebbe svegliato, era la cosa che più gli piaceva di suo padre.

Ad un tratto il cigolio della porta della camera lo fece sobbalzare.

Spense in fretta la torcia e si appiattì sul materasso.

Il russare di suo padre gli arrivò ancora all’orecchio insieme ad un leggero rumore di passi sul linoleum.

Gli prese il panico, forse erano ladri.

Doveva stare fermo facendo finta di dormire.

Serrò gli occhi sentendo un peso sistemarsi sul letto accanto a lui.

Rimase più fermo che poteva.

“Lo so che sei sveglio.” All’improvviso una voce roca parlò.

Marco rimase fermo e zitto.

Il cuore minacciava di esplodergli in petto.

Quello che aveva sempre pensato fosse un pregio di suo padre diventò un difetto enorme.

Se solo si fosse svegliato avrebbe potuto lottare contro al ladro.

Ma lui continuava a russare.

“Va bene, fai finta di nulla. Ma so che sei sveglio. Mi è arrivata la voce che tu quest’anno hai fatto tante cose brutte.”

Ma lui ancora rimase zitto e fermo.

“So che hai picchiato un tuo compagno di classe, gli hai rotto il naso. E non fai mai i compiti, rispondi male a tuo padre e hai rubato un dvd al tuo vicino di casa. Non sono belle cose sai?” Continuò la voce.

Come faceva a sapere tutto questo?

Chi era quella donna?

Si, una donna dal tono della voce. Nonostante tutto Marco rimase ancora fermo con il cuore che gli trapanava le orecchie sperando che chiunque fosse se ne andasse al più presto.

Cominciava a dolergli la pancia sotto la quale c’era il libro che stava leggendo.

Si sentì un fruscio come di qualcosa che viene estratto da una tasca.

Il tessuto frusciò facendolo rabbrividire.

Una strana sensazione mista alla curiosità e all’attesa si impossessò di lui.

“Ma avrai quel che meriti, sarai punito per esserti comportato male.”

Sentì come una puntura sulla schiena all’altezza della spalla sinistra.

Emise un gemito e si maledisse per questo.

“Vedo che avevo ragione. Qui c’è qualcuno che è ancora sveglio quando invece dovrebbe dormire.”

Detto questo si alzò dal letto e fece un passo o due.

Poi arrivò un dolore immenso alla spalla sinistra.

Qualcosa trafisse Marco, forse un coltello.

Iniziò a contorcersi fra le lenzuola ormai dimentico del fatto che non doveva farsi scoprire.

Avrebbe voluto urlare ma una mano gli si posò sulla bocca bloccandolo.

L’ultima cosa che vide fu il viso di una donna anziana poi un coltello si abbassò sul suo petto all’altezza del cuore.

Un solo fendente preciso e per lui fu la fine.

La lama trafisse il giovane cuore pieno di sogni di un bambino di solo nove anni.

Roberta stava dormendo abbracciata alla sua bambola preferita.

Il suo proposito era di restare alzata per vedere se avrebbe visto la Befana.

Una sua amica le aveva detto che non esisteva ma lei voleva vedere se era vero per smentirla.

Peccato che non aveva retto al sonno e si era addormentata.

Non sentì nemmeno la porta aprirsi.

Una figura si avvicinò alla piccola e la prese di peso facendola sedere.

Roberta sbarrò gli occhi stupita dal brusco risveglio.

Guardò la persona che aveva di fronte impaurita.

Non riusciva nemmeno a parlare, era sconvolta e confusa.

“Ciao Roberta. Mi hanno detto che non ti sei comportata bene nell’ultimo periodo. Hai fatto una cosa molto grave.” Le disse la donna con sguardo cattivo.

“I-io non ho fatto niente. C-chi sei?”

“Sono quella che ti punirà per aver ucciso il gatto della tua amica. Tu l’hai legato e la mamma facendo retromarcia l’ha investito. Tu sei cattiva e avrai ciò che meriti.”

E detto questo la donna estrasse il coltello dalla tasca e le prese la testa alzandola per scoprire il collo.

La bimba cercò di urlare ma non fece in tempo perché la lama passò veloce sulla gola aprendola in due.

Il sangue cadde a fiumi sul lenzuolo bianco.

1 gennaio 2011 ore 01.30.

L’anziana donnina prese il suo fagotto sulle spalle e stanca prese a camminare per le vie tortuose del paesino.

Canticchiava una canzoncina sottovoce.

“La befana ti prende a botte

e poi hai le ossa rotte

col vestito ti strangola

ed il petto ti perfora

la tua anima profana

scappa scappa dalla Befana.”

“Ecco qui cosa successe alcuni anni fa. Come avrete capito la Befana è una dolce vecchina ma anche una dispensatrice di punizioni, punizioni letali.

Io fossi in voi starei attento a comportarmi bene perché lei torna ogni anno…

Fonte: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2228805

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.