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La Chat

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Silvia era stata per lei, una semplice compagna di classe. Non avevano mai parlato molto, non abbastanza per potersi considerare amiche in ogni caso. Lara L’aveva comunque aggiunta ai contatti dei social network a cui era iscritta quando lei le aveva inviato la richiesta di amicizia, ma non si erano mai scritte. Non che le fosse antipatica, ma Lara era fatta così, non le piaceva socializzare con quelle che riteneva “persone superficiali” come si era fatta la chiara idea che Silvia fosse. Silvia amava le feste, bere, fumare, ascoltare musica al parco con la sua cricca di amici.

Le foto sul suo profilo ritraevano il suo giovane viso sfigurato dal trucco pesante, poco accorto, per di più in smorfie ridicole. Lara non usciva mai la sera. Le piaceva stare al computer ungendosi le dita nei sacchetti di patatine, che ogni giorno ingombravano la sua scrivania. Ogni mattina, poi, a scuola seguiva i racconti delle avventure vissute dai suoi compagni la sera precedente, assumendo l’espressione indifferente di chi ha di meglio a cui aspirare. Ciò nonostante quella particolare mattina Silvia si presentò davanti al suo banco. “Per stasera abbiamo organizzato una festa di classe, sarebbe bello se per una volta ci fossero tutti, non sei mai voluta venire e questo è l’ultimo anno di scuola…” Silvia le sorrise con la sua bocca glitterata.

Lara non ci sarebbe mai andata. Forse per loro era l’ultimo anno di scuola, ma lei avrebbe di sicuro proseguito gli studi e, dei compagni che aveva visto tutte le mattine che avevano disturbato le lezioni, non le importava. “Ho da fare stasera”, mentì pensando al gioco di ruolo su internet, “Ma se mi libero ti farò sapere…” aggiunse per non risultare antipatica. “Ok, se mai ci sentiamo questo pomeriggio in chat, tanto ti trovo sempre in linea…”. Silvia si allontanò mentre Lara pensava se offendersi o meno.

Tornata a casa, Lara aveva completamente dimenticato la festa e, come suo solito, si mise in rete alla ricerca di qualcosa che le facesse passare il tempo. “Ci sei per stasera?”, il nome fittizio di Silvia sullo schermo attendeva risposta. Lara chiuse la chat, se si limitava a non risponderle avrebbe sempre potuto dirle che non era al computer, “Vieni alla festa?” la chat si riaprì poco dopo. Lara decise di passare offline. Mentalmente si inventò un discorso di scuse per il giorno dopo. “Non esci stasera?”, domandò sua madre a cena, “ho incontrato una tua amica e mi ha chiesto se stasera avevi impegni, le ho detto di no e che saresti andata alla festa che hanno organizzato…”.

Lara si arrabbiò, odiava che si prendessero impegni a nome suo. Tornata in linea trovò un altro messaggio da Silvia: “Ti aspetto alle undici all’incrocio prima di casa tua”, non rispose e tornò offline. Lei non aveva promesso niente a nessuno, non ne aveva nessuna voglia. Si infilò il pigiama che erano ancora le sette. Studiò, scese in cucina a prendere qualche dolcetto e si mise a riscrivere gli appunti della mattinata sotto le coperte.

Era persa nel riscrivere più accuratamente un passaggio di storia, quando il suono della chat la fece trasalire: il computer era uscito dallo stato di stand-by e il nome falso di Silvia ricomparve in fondo allo schermo. –Strano- pensò –credevo di essere passata offline-. “Ci sei per stasera?”, guardò l’ora. Le undici e mezza. A quel punto Silvia avrebbe dovuto essersi stancata di aspettare in strada, quindi era già alla festa. “Scusa” scrisse “Ma credo che ormai sia troppo tardi, non sono riuscita a liberarmi prima degli impegni”, inviò il messaggio.

La chat la informò che Silvia non era in linea e divenne grigia, decise di inviarglielo come messaggio nel caso ci fossero stati problemi di connessione. Tornò sul letto, ma dovette rialzarsi subito richiamata dal avviso della chat. Silvia: “Vieni alla festa?” la ignorò, le aveva già risposto. Chiuse la chat e controllò alcune e-mail aspettando che le rispondesse. Rieccola: “Vieni alla festa?” ripeté il messaggio incolonnandosi sotto il precedente identico. La chat era attiva, le riscrisse: “Mi spiace ma ho avuto da fare”, ma l’invio non andò a buon fine come il precedente e la chat tornò grigia. La chiuse, si riaprì con il classico suono. “Vieni alla festa?” e poi di nuovo. Lo stesso messaggio si susseguì ad uno identico. Passò offline ma la chat si riapriva. “Ti aspetto alle undici all’incrocio prima di casa tua”, doveva essere andata in tilt. Spense il computer.

Si addormentò quasi subito, ma si svegliò che era ancora molto presto, tanto che mancavano tre ore alla sveglia. Si ripropose di rimettersi a dormire, ma non ci riuscì. Provava la strana sensazione che se avesse allungato i piedi sotto le lenzuola qualcosa glieli avrebbe afferrati. Riaccese il computer per distrarsi un po’, ascoltò musica su YouTube canticchiando a bassa voce. Poi, la melodia nelle cuffie fu disturbata da una nota estranea.

Dal fondo dello schermo si alzò un’icona. “Ci sei per stasera?” e poi “Vieni alla festa?”, poi suonò di nuovo: “Ti aspetto alle undici all’incrocio prima di casa tua”. Non aveva effettuato il login. Eppure il rettangolo bianco con il finto nome di Silvia era comparso sullo schermo. Erano tutti messaggi già letti.

Silvia era stata travolta da un auto, era morta alle 11 e mezza di sera, mentre aspettava qualcuno che non sarebbe mai arrivato, al buio di una sera di febbraio. Aspettavano il suo arrivo in un locale, i compagni di classe, assieme a striscioni che avevano preparato per l’imminente compleanno di una compagna di classe poco socievole.

Da quel giorno Lara si impose di essere più socievole e di lasciar perdere un mondo virtuale di comunicazioni bianche e grigie. Ma, di sicuro, la cosa che più si guarda bene dall’evitare è passare per un certo incrocio, poco lontano da casa sua, l’ultimo messaggio in chat che le venne rivolto riportava

“Ti sto aspettando”.

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