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La corsa in metro

 
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Una mia collega sentì questa storia dal suo fidanzato, che lavora insieme ad un tipo la cui sorella ebbe quest’esperienza un paio di settimane fa mentre prendeva la metro ed era di ritorno a casa. Quando salì c’erano cinque file di posti vuoti nel vagone ma l’ultimo era occupato da tre persone. Poiché era alquanto timorosa di sedersi altrove da sola, si sedette sui sedili opposti ai loro. Si accomodò e si guardò intorno, accorgendosi che la donna di fronte a lei la stava fissando intensamente.

Prese il suo libro e cominciò a leggere ma ogni volta che rialzava lo sguardo la donna era sempre intenta a fissarla. La metro si fermò alla stazione seguente e vi entrò un uomo. Guardò avanti e indietro lungo il vagone, guardò lei e le persone che le sedevano di fronte e si sedette proprio accanto a lei. Mentre la metro riprendeva la corsa, l’uomo si appoggiò allo schienale e le disse sottovoce in un orecchio «Se vuoi sapere cos’è meglio per te, fermati alla prossima, dove esco io». Si spaventò ma pensò che l’idea migliore fosse quella di accettare il consiglio, magari la prossima fermata era più affollata.

Giunti a destinazione, lei scese dal treno insieme all’uomo. L’uomo disse «Grazie a Dio, non era mia intenzione metterti paura ma dovevo farti scendere. Sono un dottore e la donna seduta di fronte a te era morta, gli altri due la stavano tenendo dritta.»

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