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La porta a soffietto

 
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Una sera i miei genitori mi proposero, visto che andavanLa_porta_a_soffietto.jpgo ad una cena di lavoro, di aggregarmi a loro, ma io rifiutai, mi sarei annoiata tantissimo ad una cena piena di adulti senza neanche un ragazzino della mia età.

“Sei sicura? Faremo tardi!”

“Sì, non ti preoccupare, me la spasserò!”

“Mh.. come vuoi. Entro le 10 devi essere a letto, anche se non ci siamo!” mi raccomandò la mamma prima di uscire con il papà.

“Sì, non preoccuparti!” risposi, leggermente turbata.

Subito dopo uscirono.

Mi sedetti a gambe incrociate sul divano, accesi la televisione e misi su un film. Accarezzai il mio cane, un labrador retriver color panna. Si chiamava Stella, e nel frattempo si era accucciata di fianco a me.

A metà del film mi addormentai.

Quando mi svegliai (due ore dopo circa) erano le 11 e cinquanta e il film era finito da un pezzo. Sbadigliai e mi tirai su dal divano.

Mi mossi verso la televisione per rimuovere il dvd del film, ma non feci in tempo a muovere un passo che Stella, che fino ad un secondo prima dormiva placida sul divano, si drizzò in piedi e mi venne davanti, con le orecchie tese, in stato d’allerta.
“Stella… cosa fai? Sciocchina! “

Le sorrisi e cercai di spostarla, ma era irremovibile.

Cercai di capire che cosa la turbasse, e individuare cosa stava guardando così attentamente.

Ben presto mi resi conto che puntava alla porta a soffietto, chiusa, che conduce alla mia camera.

Feci per avvicinarmi per aprirla, ma Stella iniziò a ringhiare, con la coda abbassata e le orecchie all’indietro, mostrando i denti.

Mi accovacciai e cercai di tranquillizzarla, accarezzandole il pelo soffice, ma Stella non si calmava e cominciava a muoversi nervosamente.

Improvvisamente sentii uno scricchiolio alle mie spalle e mi voltai di scatto.

Lo scricchiolio proveniva dalla porta a soffietto. Stella smise di abbaiare e cominciò a guaire. La porta non smetteva di scricchiolare e sobbalzai, mentre delle lunghe dita bianche sporsero dall’apertura della porta e afferrarono le estremità, poi cominciarono a tirare per aprirla, lentamente. Indietreggiai con il cuore in gola, mentre Stella guaiva, impaurita.

Ci fu un improvviso calo di corrente e sentii una risata agghiacciante… poi ritornò la luce.

Stella si nascose tra le mie gambe, non sembrava tranquilla.

Quando guardai la porta a soffietto era chiusa, come se prima non fosse successo nulla.

“Avrò avuto le allucinazioni”, pensai.

Spensi la televisione, ma proprio in quel momento la mano bianca dalle dita lunghe afferrò ancora l’estremità della porta a soffietto e cominciò ad aprirla, questa volta più velocemente, lasciando intravedere, nel buio della stanza, un volto con un sorriso agghiacciante che mi fece gelare il sangue nelle vene.

Non ebbi più scelta.

Corsi via di casa con Stella, e mi chiusi il portone di casa alle spalle, ritrovandomi sul marciapiede.

Per fortuna i miei genitori stavano tornando in quel momento e appena li vidi mi precipitai da loro per raccontare l’accaduto.
Mio padre si offrì di salire di sopra per controllare se era tutto a posto, e io e mia madre rimanemmo di sotto.

Il cuore mi batteva forte e accarezzai Stella, che era ancora visibilmente agitata, come me.
Dopo alcuni minuti mio padre venne giù e mi disse che non c’era nulla di cui preoccuparsi, e insieme andammo tutti su.

La prima cosa che guardai quando giunsi in casa fu la porta a soffietto, che ora era completamente aperta, mostrando l’interno buio bella mia stanza.

Quando la mamma mi ci accompagnò, mi infilai sotto le coperte, lei mi diede la buonanotte e chiuse la porta.

Ma quando mi cadde l’occhio sulla porta a soffietto, sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.

Sulla porta, in rosso, c’era scritto:

sogni d’oro

 

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