Home » Nient’altro che una Creepypasta

Nient’altro che una Creepypasta

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Premessa:

Sono diversi anni che conosco Antonio, giovane poliziotto del Casertano, ma non avevo mai sospettato che avesse ambizioni letterarie e artistiche. Sta di fatto che qualche giorno fa mi ha avvicinato, visibilmente sconvolto, mi ha consegnato un foglietto di carta e mi ha detto:

“Pubblica questa storia in un sito di Creepy Pasta, per favore. Copia fedelmente tutto quello che ho scritto.”

Quando gli ho chiesto perché non lo facesse personalmente, mi ha risposto, esitante, che non ne era in grado. Beh, non potevo negargli un favore. Oltretutto la storia è veramente divertente, e se non fosse decisamente incredibile, io stesso ne sarei impressionato. Comunque, ecco la storia. Divertitevi.
Vi è mai capitato di pensare a come la tecnologia abbia cambiato le cose, e come le abbia rese, sotto un certo punto di vista, misteriose?
Forse non sono molto chiaro; per aiutarvi a capire cosa intendo, vi farò un esempio.
Una volta per misurare la febbre si usava il termometro a mercurio: un piccolo tubo di vetro, contenente mercurio, il quale riscaldandosi si espandeva e segnava un certo valore sulla colonnina. Facile, chiaro, lampante.
Oggi invece si usa il termometro elettronico. Lo metti sotto l’ascella, premi un pulsante e lui ti dice la temperatura del tuo corpo.
Quale è la differenza? La differenza è che, mentre vi so dire in che modo funziona il termometro a mercurio, il termometro elettronico è un oggetto misterioso. Cosa succede? Cos’è che misura la temperatura, in che modo questa temperatura diviene un valore numerico, e come accade che questo valore numerico viene trasmesso ad un minuscolo schermo a cristalli liquidi che te lo rivela?
Quello che succede con il termometro elettronico succede con tantissimi altri oggetti di uso quotidiano.
Computers, mp3, cellulari, tablets, lavatrici, frigoriferi, gps… tutte queste cose hanno un che di misterioso. Tutti sappiamo usarli, ma pochi sanno come funzionano.
Perché faccio tutte queste riflessioni? Queste sono le stesse riflessioni che faceva la mia amica Elisa, una esperta di computer nevrotica e oppressa da manie di persecuzione. Sebbene la considerassi un po’ matta, le volevo molto bene.
Elisa morì poche settimane fa. Dal momento che ero un suo amico, chiesi al mio comando di essere assegnato all’indagine che la riguardava. Apparentemente si era suicidata, saltando da una finestra; il suo carattere, alquanto stravagante e dunque potenzialmente soggetto a disturbi di personalità, faceva propendere anche me per quella ipotesi. Eppure la conoscevo, e sapevo un suo piccolo segreto: ella amava tenere in casa videocamere di sorveglianza attive 24 ore su 24, per sapere tutto quello che accadeva in casa, filmare fenomeni misteriosi, magari scoprire qualcosa di grosso che la rendesse famosa. Trovai, non senza qualche difficoltà, queste videocamere, che erano nascoste, e presi a visionare gli ultimi filmati.
Elisa parlava direttamente alla telecamera in questi filmati: evidentemente li usava anche come una sorta di “registro personale”, di “diario di bordo”. Ripeteva ancora una volta quei discorsi che aveva già fatto a me,e che io ho già riassunto, e continuava:

-Oggi è un grande giorno: dopo mesi di lavoro, credo che finalmente potrò dare una bella lezione a tutti gli smanettoni convinti di sapere tutto di computer che si riempiono la bocca di dati inutile per zittire le mie argomentazioni. Cerchiamo di parlare concretamente: dai miei studi risulta che il differenziale tra area del componente interno 314 di questo pc che ho appena acquistato e l’effettiva memoria hard disk sia non trascurabile. In poche parole, anche qui, come negli aggeggi che avevo già a casa, sembra essere nascosto qualcosa. Questa penna usb- disse, traendo un oggettino visibilmente artigianale dalla sua tasca, – che mi sono appena assemblata, è stata configurata con una stringa di codice che dovrebbe permettermi l’accesso a file segreti finora completamente sconosciuti a chiunque di noi. Poi passerò alla visualizzazione di questi file e scoprirò di cosa si tratta.-
La telecamera era posizionata in modo tale da permettermi di vedere lo schermo del pc. Elisa inserì la penna nel pc e si aprì una finestra. Subito saltò dalla sedia, spaventata.

-Mio Dio- iniziò a dire fra se -questa si che è una scoperta grossa.-

La finestra era una cartella nascosta del computer, intitolata “useless”, in cui c’erano alcuni file di testo, immagini e file audio e video. Riuscii a leggerne i titoli, e compresi cosa aveva sconvolto Elisa: “Coca cola subliminal.avi”, “Hate Nigger.avi”, “Suicide.mp3”, “Autodestroy.jar”…

Elisa aprì il file della Coca Cola. Apparve una immagine sullo schermo che mostrava il logo coca cola invertito come visto allo specchio, che aveva anche i colori invertiti. Un fischio faceva da sottofondo. Sebbene fossi sicuro di non aver mai visto quella immagine, mi sembrava di averla sempre avuta sotto gli occhi. Era incredibilmente familiare. Il fischio poi, doveva contenere un messaggio subliminale diffuso tramite infrasuoni, perchè nel momento stesso in cui iniziò mi venne una tremenda sete. Non sapevo se riderne o tremare di paura.

Elisa fece per esaminare alcuni altri file, ma il Pc parve andare in crash, mentre il cellulare, che teneva sulla scrivania, iniziò a vibrare sulla scrivania, e migliaia di messaggi iniziarono ad arrivare. Era come se il cellulare cercasse di distoglierla dal suo lavoro. Sullo schermo del telefonino vidi chiaramente la scritta “17932 new messages”. Elisa lo prese in mano e provò senza riuscirci a spegnerlo. Poi provò a togliere la batteria. Il telefonino rimase acceso. La vedevo di spalle, ma avrei giurato che la sua espressione fosse basita.

Parve pensarci un po’, poi scagliò il telefonino fuori dalla finestra. Prima ancora di impattare il vetro, esso esplose, ed ho l’impressione che quella fosse la funzione “Autodestroy.jar”, che era presente anche sul pc
Chiaro, no? Qualunque oggetto tecnologico contiene una serie di funzioni a noi sconosciute, a cui noi non possiamo accedere. Autodistruzione, messaggi subliminale inviatici mentre noi nemmeno ce ne accorgiamo, chissà cosa altro.
A conferma di ciò, la televisione a fianco ad Elisa si accese, mostrando un volto demoniaco che ruotava su se stesso. Distolsi subito lo sguardo, come fece d’altronde Elisa. Avevo avuto l’impressione che quella immagine fosse ipnotica. Elisa continuò a battere tasti sul pc. Evidentemente cercava di estrapolarne le prove di questo immenso complotto. Non era così facile, però, perché, vedete, gli oggetti tecnologici non solo cercavano di distoglierla, ipnotizzarla… non si facevano scrupoli nemmeno nel sacrificare una vita umana al loro segreto.
Dal computer iniziò a risuonare una musica agghiacciante. Era una nènia monotona e monocorde, che si ripeteva sempre più lentamente, e pian piano si distorceva. Elisa si alzò dalla sedia e camminò meccanicamente fino alla finestra, dopodichè si gettò. Ma certo! Quella era la musica del suicidio, quello era un comando mentale che ti costringeva a ucciderti.
Trasalii. Mi resi conto che dopotutto stavo guardando la scena del suicidio su un televisore. La musica che aveva portato Elisa a uccidersi continuava a risuonare e io la sentivo. Ero già in piedi davanti alla finestra quando mi accorsi di essere stato ipnotizzato. Estratta la pistola, sparai sul televisore e lo distrussi al primo colpo. La musica cessò, ma subito gli altri apparecchi tecnologici di casa si accesero ed iniziarono ad esplodere, ad uno ad uno. Stavano scatenando un incendio, ma ormai mi aspettavo qualcosa del genere ed ero già sulle scale pronto a fuggire.
Ovviamente evitai l’ascensore. Il pensiero suscitò in me una certa ilarità, che fu però spezzata da un altro pensiero.

“La chiusura automatica delle porte”, mi balenò in mente. Il condominio aveva una porta antiproiettile di vetro che si chiudeva ermeticamente quando eravamo in casa, per tenere fuori i ladri. Difatti, trovai la porta chiusa. Ed ora? Il citofono iniziò ad emettere la musica che aveva cercato di uccidermi poco prima e io avevo già estratto la pistola…

In un attimo di lucidità decisi di puntarla sulla porta e sparai. E sperai. Inaspettatamente la porta si incrinò, senza però rompersi; la musica però mi stava facendo impazzire, sempre più distorta, sempre più violenta come un cupo mietitore che piangendo mi reclamava nell’Ade. Non potevo fare altro. Puntai la pistola alla mia testa e premetti il grilletto senza alcuna esitazione. Non mi ero mai ritenuto una persona fortunata, prima di allora. Dopo quei momenti, ho cambiato idea. Quello che avevo appena sparato era stato infatti l’ultimo colpo che avevo a disposizione. Gettai a terra la pistola. La musica continuava, ed io dovevo, DOVEVO uccidermi, avevo un impulso fortissimo. Ormai non pensavo ad altro. Così, nel tentativo di farla finita, mi gettai violentemente contro la massiccia porta antiproiettile, mi ci gettai così forte che la ruppi. Io mi procurai profondi tagli e fratture che ancora non ho curato, perché non oso avvicinarmi a un ospedale, dove qualunque cosa potrebbe essere un robot pronto a uccidermi. Mi precipitai in strada, evitando due automobili di nuova generazione che provarono a investirmi tra lo stupore dei conducenti, e mi sono rifugiato in una casa di campagna, lontano dalla tecnologia, perché è questo l’unico luogo in cui mi sento al sicuro.
Sono passati diversi giorni da quella sconvolgente esperienza. Avevo pensato di diffondere questa storia su qualche sito internet serio. Poi ho pensato che innanzitutto non sarei stato creduto. Perché a queste storie, in fondo, non si crede. In secondo luogo, i computer si sarebbero accorti che la mia storia era una verità scomoda, e non ne avrebbero permesso la pubblicazione su internet. Avrebbero ucciso chiunque avesse provato a inviare questo scritto a giornali o personalità influenti. Invece qui la mia storia ci sta benissimo. E’ una “creepypasta”, è mimetizzata perfettamente tra altre innocenti storie di paura. Nessun sistema operativo capirebbe mai che lo stiamo beffando.
Ebbene, ragazzi, questa storia non è altro che una creepypasta. Ma fatela leggere a quanta più gente possibile… sarebbe un vero peccato che non ne venissero tutti a conoscenza.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.