Home » Non spegnere la webcam

Non spegnere la webcam

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Ho conosciuto Linh nel 2008. Veniva da una piccolissima cittadina del Washington di meno di cinquecento abitanti. Stavo lavorando come barista a Portland. Il cugino di Linh stava per sposarsi a Portland, e, come se il destino lo avesse voluto, il ricevimento di nozze fu tenuto in un hotel di lusso sul fiume Columbia, dove frequentemente servivo in piccole enoteche o in birrerie. La notai subito, dato che di solito noto le donne che credo essere troppo belle per incontrarsi con uno come me. Durante la notte, ad un certo punto, venne al mio bar e ordinò un bicchiere di vino bianco. Abbiamo parlato di Portland per un bel po’. Stavo sudando copiosamente, come faccio di solito vicino a donne belle come lei. A quanto pare avrebbe trascorso altri due giorni in città, e le parlai di tutti i posti più interessanti da visitare e le cose da fare in città. “Wow, dovresti essere la mia guida personale” disse, prendendomi per il braccio e sorridendo. Questo mi succede così poche volte che non avevo assolutamente idea su come reagire, quindi ho farfugliato un “Sicuro, a che ora?” ridendo nervosamente per prepararmi all’idea che stesse scherzando. “Che ne dici di domani alle 10:30?” rispose.

E così iniziai la mia relazione con Linh. Aveva un carattere contagioso, con una personalità così tranquilla e innocente che mi innamorai subito di lei. Tuttavia, avevamo una serie di problemi da risolvere. Lei abitava a Washington e io stavo finendo il college in Oregon. Linh era una ragazza vietnamita con un padre molto tradizionale, che non avrebbe mai permesso che sua figlia fosse legata a un uomo bianco. Viveva con suo padre, dato che la madre era morta molti anni prima, perciò andare a Yarrow Point per visitarla era impossibile. Lei veniva però a trovarmi ogni tre settimane con la scusa di un prestigioso programma di stage.

Poichè la nostra era una relazione a distanza, parlavamo e ci inviavamo messaggi al telefono di continuo. Quando finalmente arrivò la linea internet nel suo piccolo paesino in Washington, le feci una sorpresa: una webcam per il suo computer, così avremmo potuto tenerci in contatto ancora meglio. Cercavo modi per essere insieme a lei il più possibile: avevo paura che una ragazza bella come lei avesse trovato un uomo migliore con cui vivere la vita.

Nel 2010, il padre di Linh passò a miglior vita a causa di un infarto. Suo padre era tutto per lei, ed era distrutta dalla sua perdita. Quando ritornò dalla Florida, dove si era tenuto il funerale e la sepoltura, rimase sola in casa, senza genitori. Perciò fu finalmente libera di invitarmi ad andarla a trovare a Washington e pensammo di incontrarci qualche settimana dopo i miei esami al college.

Una notte, durante una delle nostre solite chiaccherate, Linh mi disse che suo padre si era comportato in modo strano nei giorni precedenti alla sua morte. A quanto pare aveva cominciato a controllare che la figlia stesse bene più di una volta al giorno, e aveva messo ovunque oggetti di valore religioso in casa. Era un comportamento molto strano da parte sua, mi disse.

Non ero pratico con religione e cultura vietnamita, e Linh ogni tanto diceva cose a cui non davo troppo peso, considerandole sciocchezze. Mi spiegò che vivere da sola in casa senza suo padre la impauriva. Odiava la sensazione di essere così sola. Mi disse che vedermi in webcam era la cosa più vicina a una famiglia che aveva, e mi chiese di prometterle che non avrei mai spento la webcam. Per me lei era tutto, quindi fui più che felice di accettare. Passò qualche giorno, ed era un Martedì. Durante il weekend sarei finalmente andato a trovarla a Washington. Trascorremmo la nottata come al solito, con il computer e la webcam, parlando dei nostri progetti, finchè non cominciai a sonnecchiare a metà conversazione. Ero stanco a causa della lunga giornata. Quando mi risvegliai, vidi Linh che dormiva sullo schermo e andai a letto.

Alle 3:00 di mattina, il mio telefonino squillò. Confuso, rotolai giù dal letto, guardai l’orologio e immaginai che potesse essere solo lei. Normalmente si divertiva a svegliarmi nel cuore della notte per informarmi che aveva bevuto un bicchiere d’acqua, o che aveva fatto un bel sogno. Mi sarei seriamente arrabbiato con chiunque altro, ma la sua risatina mi faceva sentire felice di aver avuto il mio prezioso sonno interrotto.

“Ho avuto un incubo…” ansimò. “Stavi ballando davanti ai miei amici”. Scoppiò a ridere. “Che stai facendo a quest’ora di notte tesoro? Non lavori domani?” risposi. “Avevo sete, e sono scesa per bere un bicchiere d’acqua” “Ottimo, ma adesso dovremmo andare a dormire, domani è il gran giorno”. “Vaaaa bene” disse “Ehi, a proposito, non dimentic-” Dopo un crepitio e del rumore di statico, la linea cadde e la chiamata si interruppe. Odiavo il telefonino di Linh, era un vecchio telefonino a chiusura che fermava le chiamate senza alcuna ragione almeno tre volte al giorno. Tenni premuto il #1 sul mio cellulare, la selezione rapida per richiamarla. Non squillò, dritto alla segreteria telefonica. Provai a richiamare più volte, e ogni volta fini alla segreteria telefonica.

Ero esausto. Amavo Linh a morte, certo, ma volevo solo tornare a dormire. Le palpebre mi si chiudevano da sole. Poichè mi ero un po’ innervosito, andai in cucina per un bicchiere d’acqua veloce. I due bicchieri di vino che avevo bevuto prima di andare a dormire mi avevano lasciato la bocca asciutta. Mentre sciacquavo il bicchiere e lo rimettevo a posto nella lavastoviglie, con la coda dell’occhio vidi del movimento sullo schermo del mio computer. Era la webcam. Due pelosi zampe marroni stavano giocherellando davanti alla webcam. Avvicinandomi vidi due facce sghignazzanti. Una era dello stupido cane di Linh, l’altra era della mia fidanzata, che sapeva che non essendo riuscito a chiamarla sarei andato al computer per dirle buonanotte. Sarebbe stato da lei spegnere il telefonino per farmi degli scherzetti così. Io, in mutande alle tre di notte e mezzo addormentato che fissavo una ragazza e un cane sulla webcam. Le augurai buonanotte, e lei baciò l’obiettivo della webcam e si mosse indietro.

Rimasi pietrificato.

Mi strofinai gli occhi con con le dita e guardai un altra volta.

Là.

Era… fermo in un angolo della stanza. Era…

La stava fissando.

Un espressione furiosa, la bocca contorta in una smorfia.

Occhi pieni di odio.

La stava fissando.

Occhi pieni di ODIO.

Ma che cazzo?

La stava guardando.

Dure ore dopo, mi svegliai sul pavimento della cucina. Sentivo uno squillo nelle orecchie. Seppi subito cos’era successo. Non era la prima volta. Mi era già successo di avere improvvisi attacchi di panico e svenimenti prima di allora. Non avevo mai provato tanta paura prima di allora e mi venne quasi un altro attacco di panico quando ricordai quello che avevo visto. La amavo più di ogni altra cosa al mondo. Mi ci vollero diversi secondi per prendere il coraggio a due mani e guardare in direzione del portatile. Quando lo feci, lo screensaver era ormai apparso. Allontanai lo sguardo mentre toccavo il touchpad con il mio dito tremante. Riuscii ad aprire gli occhi dopo due minuti.

Linh stava riposando a letto. Aveva un aria così… pacifica. Stava dormendo sul fianco, rivolta alla webcam. Spaventato e confuso com’ero, il sollievo nel vederla sana e salva mi fece ritornare in me, mentre cercavo di ricordare cos’era successo. Forse il vino era un po’ troppo forte. Magari ero scivolato, avevo battuto la testa sul pavimento, e tutto ciò che avevo visto era soltanto un incubo.

La fissai. L’amavo. Forse anche più di quanto credessi. Sembrava così calma e in pace mentre dormiva… La luce della televisione nella sua camera illuminò il letto. Mentre guardavo, la sua mano cominciò a muoversi.

Lentamente.

Innaturalmente.

Stava dormendo, eppure le sue dita strisciarono lentamente sul letto finchè non raggiunsero qualcosa. Il suo cellulare.

La sua mano cominciò a muoversi come un ragno, premendo tasti in più direzioni sul tastierino.

Che cos…?

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

Il mio telefonino stava vibrando.

“Nuovo Messaggio: NON”

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

“Nuovo Messaggio: SPEGNERE”

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

“Nuovo Messaggio: LA”

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

“Nuovo Messaggio: WEB”

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

“Nuovo Messaggio: CAM”

Il terrore si impadronì di me mentre continuavano ad arrivare messaggi sul mio telefonino.

“Nuovo Messaggio: NON” “Nuovo Messaggio: SPEGNERE” “Nuovo Messaggio: LA” “Nuovo Messaggio: WEB” “Nuovo Messaggio: CAM”

Guardando di nuovo lo schermo del portatile, fui colto dal panico mentre una sagoma comincò a strisciare sul pavimento. Qualcosa di stava muovendo davanti al televisore. E si stava avvicinando a Linh.

Mi dissi che poteva essere solo il suo cane, giusto? La mia faccia perse colore quando mi resi conto che il cane dormiva in un angolo della stanza.

Presi il telefonino e feci il numero di Linh. Non sapevo esattamente cosa dirle, ma sapevo che doveva andarsene da lì immediatamente e non tornare più indietro. Cazzo, la segreteria telefonica! IL SUO STUPIDO TELEFONINO!

L’ombra adesso stava incombendo sopra Linh. La sua mano aprì il telefonino. Il mio telefonino squillò.

Risposi “LINH LINH, RIESCI A SENTIRMI? DEVI-”

Un fortissimo rumore di statico mi fece impulsivamente allontanare il telefonino dall’orecchio.

Sulla webcam vidi che le labbra di Linh cominciavano a muoversi. I suoi occhi erano chiusi, ma stava parlando.

Sentivo la sua voce dal telefonino, ma c’era qualcosa di strano. Stava parlando, ma una seconda voce, più profonda, le facevo eco all’unisono.

“NON SPEGNERE LA WEBCAM. AGRAMON VORREBBE VEDERTI. NON SPEGNERE LA WEBCAM. ADESSO AGRAMON E’ PRONTO PER TE”

“CHI? COSA? CHE COSA VUOLE?” Urlai in preda al panico.

“VUOLE DIVORARTI”

La linea cadde.

L’ombra nella stanza di Linh cambiò direzione. Si allontanò dal letto e si mosse… verso il computer. Verso la webcam.

Mentre l’ombra si avvicinava piccole gocce di liquido grigio scivolarono sull’obiettivo della webcam.

Le immagini sul mio monitor cominciarono a vibrare violentemente.

Era quasi qui. Potevo vedere la sommità della sua testa. Stava STRISCIANDO verso di me. Capelli neri e d’argento bagnati sulla sua faccia. Ricordai quegli occhi pieni d’odio e persi il controllo della mia vescica, facendomela addosso, quando cominciò lentamente ad alzare la testa…

… e alla fine lo feci.

In preda al panico assoluto chiusi il mio portatile con un colpo e lo lanciai sul pavimento prima di collassare a terra.

Speravo che un attacco di panico mi avrebbe fatto perdere conoscenza. Ma non arrivò.

Arrancai verso il pannello sul muro e accesi tutte le luci che potei. Notai la bottiglia di vino ancora aperta in cucina e la bevvi completamente in un solo sorso. Aprii la porta del mio appartamento e incespicai sulla soglia, estendendo il mio busto fuori dalla porta nel corridoio per sentirmi meno solo. Un patetico vigliacco disteso sul pavimento.

Il telefonino squillò.

Strisciai verso di esso, il nome di Linh lampeggiava sullo schermo. Lo presi in mano, paralizzato dalla paura.

E lo squillo si fermò.

Ingoiai un altro sorso di vino e presi a due mani il coraggio di richiamare. Dritto alla segreteria telefonica. E ancora, e ancora, e ancora mentre provavo a richiamare.

Alla fine lo stress e la sonnolenza causatami dal vino ebbe la meglio, e svenni sul pavimento dopo alcuni tentativi.

Quando mi svegliai molte ore dopo, nonostante il computer rotto e la bottiglia distrutta, volevo solo credere che fosse stato un incubo orribile. Nient’altro.

Con la coda dell’occhio vidi lo schermo del mio telefonino lampeggiare.

“Nuovo messaggio vocale”

La mia mano tremava mentre inserivo la password e aprivo il messaggio vocale.

Il messaggio proveniva dalla chiamata persa ricevuta da Linh prima che svenissi.

La sua voce. Era in preda al terrore e singhiozzante. Non l’avevo mai sentita così.

“M-mi avevi fatto una promessa. P-perchè hai… hai spento… la web…la webcam…”

“La…la sua lingua brucia”

Con un crepitio, il messaggio terminò.

Sono passati due anni da quella notte. Non ho più cercato di contattare Linh. Non ho mai chiamato il suo luogo di lavoro per vedere se era venuta il giorno dopo. Non sono mai andato a Yarrow Point a Washington dove viveva. Lei era la mia anima gemella,e per tutta risposta ho lasciato che questo succedesse. Avevo ragione quando pensavo che forse non ero abbastanza uomo per lei.

L’unica ragione per cui sto raccontando questa storia, oggi, sotto il codardo sotterfugio dell’anonimato, è perchè il mio psicologo pensa che mi farebbe bene. Perciò, eccola. Ho preso la decisione di lasciare che l’amore della mia vita affronti un incubo terrificante per salvarmi la pelle, e la parte peggiore è che non me ne pento nemmeno.

Ora, se non vi dispiace, avrei bisogno di un altro drink.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.