Home » Il profeta delle possiblità

Il profeta delle possiblità

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

A volte, gli esseri di altri mondi trovano modi curiosi di mettersi in contatto con le persone. Possono usare una tavola Ouija, oppure venire a trovarci nei sogni, o qualche volta parlano per mezzo di altre persone. Ognuno di loro ha le sue preferenze e il suo modo di fare che li contraddistingue. L’entità che contattò Jack gli parlò attraverso il computer, o potremmo dire che la comunicazione avvenne attraverso messaggi testuali. La prima volta che accadde, Jack era seduto al suo PC a giocare al Solitario. Una lucina rossa intermittente indicò che la sua connessione internet era caduta di nuovo. Era un’evenienza che ormai si presentava almeno una volta a settimana e Jack iniziava ad abituarsi a questo servizio incostante. Mentre muoveva le carte, lo schermo si fece nero ed apparve un testo rosso.

“Ciao Jack, ho bisogno di un tuo favore. Sei una persona molto speciale e so che mi aiuterai. Non è una cosa che possa chiedere a chiunque. Ho davvero bisogno di una mano da te.”

Jack rimase fermo per un secondo. Il segnale lampeggiante del router era ancora rosso. “È uno scherzo?”, non poté fare a meno di pensare.

Alcuni istanti dopo il messaggio continuò, “Sì, Jack, so che è strano per te ma non voglio che ti preoccupi. È solo un favore, facile e veloce, quello che ti chiedo. Farò in modo che tu sia ricompensato.” Allora, quasi nel panico, Jack si alzò per staccare il cavo internet direttamente dal muro.

“Sono ancora qui, Jack. Non voglio sprecare altro del tuo tempo quindi andrò dritto al sodo. Domani, quando andrai a lavoro, ho bisogno che sposti la grossa pianta in vaso che si trova accanto all’ascensore del piano terra. Tutto ciò che devi fare è spostarla di cinque centimetri in avanti. Se lo farai alle 8.17 del mattino non ci sarà nessuno a vederti.”

Jack rimase là seduto, rifiutandosi di rispondere, mentre ancora cercava di capire cosa stesse accadendo.

Il messaggio continuò, “Guarda, Jack, te lo sto chiedendo perché SO che lo farai. Non mi deluderai. Sei speciale. Ne riparliamo domani.”

Jack strappò via il cavo alimentatore del PC dal muro e il computer si spense all’istante. “È successo sul serio?”, pensò. Ancora tremante, si fece una doccia calda e si preparò per andare a dormire, convincendosi di aver avuto una terribile allucinazione o di essere vittima di uno scherzo molto elaborato. Ma chi avrebbe potuto fargli uno scherzo del genere? Non che avesse molti amici, tanto meno nemici.

Il mattino dopo si svegliò sentendosi riposato: doveva essere a lavoro per le 8,30 e Jack non faceva mai ritardo. Si fermò nel parcheggio alle 8,10. Normalmente sarebbe direttamente entrato, ma il messaggio gli aveva detto di spostare la pianta alle 8,17. Lo avrebbe fatto davvero? Durante la notte, la paura di Jack si era trasformata in curiosità. Ammettiamo che avesse spostato la pianta, non avrebbe fatto niente di male o illegale, giusto? Nella mente di Jack, il corso degli eventi più ragionevole era che muovesse quella pianta. Lo avrebbe fatto, non sarebbe successo nulla, e a quel punto avrebbe potuto buttarsi alle spalle questa faccenda assurda. Un minuto prima dello scocco delle 8,17, Jack lasciò la sua auto e si diresse verso l’edificio. Entrò nell’atrio all’ora esatta in cui era previsto che lo facesse. Il messaggio era corretto, non c’era nessuno nei paraggi.

“Strano”, pensò Jack. Generalmente l’edificio era brulicante di persone a quell’ora del mattino, ma quella temporanea calma era stata accuratamente prevista. “Bene! Vediamo che succede”, borbottò Jack fra sé e sé.

Si avvicinò alla larga pianta in vaso, saldamente piazzata tra i due ascensori all’ingresso del palazzo di dieci piani. La pianta sembrava essere finta, una decorazione davanti alla quale la gente passava senza notarla davvero. Era più pesante di quel che Jack pensasse. Usò un po’ la forza e la spostò di cinque centimetri, per quel che poteva stimare. Fece un passo indietro e guardò la pianta, poi si guardò intorno nell’atrio. Alcune persone stavano arrivandogli da dietro e il posto si stava ripopolando. Nessuno sembrò prestare attenzione al fatto che la pianta era stata leggermente riposizionata, niente sembrava fuori posto. Jack non salì subito in ascensore e aspettò, aspettò… che succedesse qualcosa. Ma non accadde nulla. Finalmente Jack entrò nell’ascensore e arrivò al suo cubicolo nel settimo piano, puntuale come sempre.

Se aveste chiesto ai colleghi di Jack di descriverlo, avreste sentito dire parole come “gentile, calmo, rispettoso, competente”. E mentre quelle parole erano tutte corrette, davano pochi indizi sulla verità, la verità che a Jack non piaceva la maggior parte della gente. Non che odiasse le persone, solamente aveva poco interesse nel conoscerle o farsele amiche, tutte eccetto una. Allie, la collega che lavorava due cubicoli più giù del suo, era l’unica persona di cui gli importasse sapere di più. A dispetto del suo scarso successo con le donne del suo passato, stava facendo bei progressi nel conoscerla. Ogni mattina, passando accanto al suo cubicolo, si fermava per una chiacchierata. Le chiacchierate all’inizio duravano un minuto, poi due, poi svariati minuti. Jack era sorpreso di piacerle.

Quel mattino in particolare, la loro conversazione durò giusto un paio di minuti. Mentre si scambiavano un buongiorno e parlavano della notte brava di Allie, le porte dell’ascensore si aprirono dietro di loro. Ne uscì uno zoppicante James Bentley, il capo di entrambi. I lamenti sonori di James si udirono per tutto l’ufficio, “Il mio dannato piede!”

“Che è successo, James?” giunsero le domande mormorate.

“È quella dannata pianta che abbiamo nell’atrio. Ci sono inciampato sopra e ho preso una distorsione alla caviglia.”

“James, cammini a malapena, devi andare in ospedale”, si aggiunse la risposta preoccupata di Allie.

“Non posso, ora, ho appuntamenti per tutto il giorno troppo importanti per rifiutarli. Dovrò sopportare.”

Jack, impietrito, lasciò il cubicolo di Allie e la conversazione a metà, sprofondando nella sua sedia. Era stata colpa sua, ne era certo. Come aveva potuto essere così stupido e superficiale? Però, non c’era nessun motivo di preoccuparsene a quel punto. Una distorsione alla caviglia guarisce, tutto sarebbe andato per il meglio.

Al suo ritorno, Jack si mise subito al computer e lo accese. Nel momento in cui il computer si avviò, lo schermo divenne nero e apparve un nuovo messaggio.

“Come è andata la tua giornata, Jack?”

Sedeva lì, fisso sullo schermo, non sapendo come rispondere. Il messaggio continuò, “A dire il vero lo so come è andata, ma che non si dica che non sono gentile. Ti starai chiedendo che sta succedendo. Ti stai chiedendo perché James Bentley ha dovuto subire una distorsione alla caviglia. Beh, Jack, questa catena di eventi non è casuale. Non voglio dirti troppo e troppo presto, ma ne capirai il senso a breve. Va a lavoro domani come fai normalmente. Non preoccuparti di nulla, Jack. Sarai ricompensato. Sei speciale. A domani.”

Jack si appoggiò alla sedia. Cosa stava succedendo? Chi mandava questi messaggi? La curiosità di Jack era del tutto stimolata, ed era quasi eccitato di vedere cosa sarebbe successo in seguito.

Il giorno di lavoro seguente iniziò come un giorno qualsiasi. Jack notò che la pianta era stata spinta di nuovo contro il muro, probabilmente dalla ditta di pulizie durante la notte. James Bentley si presentò poco dopo l’ora di pranzo, zoppicando sul piede sano.

“Questo piede mi sta uccidendo”, Jack lo sentì dire, ma a quanto pare aveva un’altra riunione alla quale non voleva rinunciare. Fu intorno alle 3 del pomeriggio che Jack lo vide di nuovo. James, che aveva sempre dato l’impressione di preferire Allie agli altri, andò zoppicando nel suo cubicolo.

“Allie, non stai facendo niente ora, vero?”

“Uhm, no, niente che non possa aspettare fino a domani, credo.”

“Bene, ti spiacerebbe accompagnarmi dal dottore? Forse ci sarei dovuto andare ieri ma proprio non ho potuto. Questo dolore mi sta uccidendo e non penso di poter guidare, ce l’ho fatta a malapena per arrivare qua stamattina e non credo neppure di riuscire a usare il pedale del gas ora. Possiamo prendere la mia auto se vuoi.”

“Sì, va bene, James, non ho problemi a portarti.” Voltandosi verso Jack lo salutò, “Ci vediamo domani, Jackie”. Indossò il suo cappotto e seguì lentamente James mentre faticava lungo il corridoio. Si voltò quasi e alzò le spalle nella direzione di Jack, con un sorrisetto mentre se ne andava. Jack si sentì anche più solo del solito quando lei se ne fu andata.

Fu dieci minuti dopo che sentirono tutti un forte schianto. Fu preceduto dal sonoro clacson di un camion e dal rumore di freni. Lo schianto stesso fu un nauseante tonfo di due grossi oggetti metallici in collisione. Fu ben udibile perfino al settimo piano. Gli impiegati dell’ufficio sussultarono e corsero alle finestre.

“È la macchina di James?” chiese uno di loro.

“Difficile dirlo da quassù”, rispose qualcun altro, “è talmente distrutta…”

Le terribili implicazioni di ciò che era appena avvenuto si palesarono a Jack immediatamente.

“No, no, no”, pensò, “Non può essere vero.”

Tremante, corse all’ascensore e andò al piano terra insieme a dei colleghi. Alcuni piangevano. Avvicinandosi alla folla crescente attorno al luogo dell’incidente, Jack poté udire in lontananza le sirene di un’ambulanza. Guardando oltre gli astanti, vide che il camion aveva colpito il fianco della macchina di James, il conducente era stato sbalzato via sull’asfalto dove giaceva immobile. James sedeva sul sedile del passeggero della sua auto, inerte ma con un’espressione di sorpresa sul viso insanguinato. Jack non poté dire se fosse vivo o morto. Il lato del conducente, dove Allie sedeva, aveva subito l’urto. Lo spazio del suo lato era ridotto a un terzo delle dimensioni originali. La testa di Allie era spaccata e il suo corpo schiacciato era frantumato e tumefatto. La folla era scioccata. Lacrime, urla, sirene, era tutto ciò che Jack potesse udire. Senza tornare nell’edificio, Jack corse verso la sua macchina e guidò fino a casa, triste e arrabbiato.

Tornò a casa dal suo computer. L’oggetto era là, voleva accenderlo, ma aveva paura di quello che avrebbe trovato. Era davvero lui la persona responsabile della morte di Allie? L’intera catena di eventi era iniziata con lui. Sapeva che la colpa era sua. Jack raggiunse il bottone di accensione, e poi ritrasse la mano. Finalmente, dopo alcuni minuti, trovò la forza mentale di accenderlo. Lo schermo sfarfallò e poi divenne nero, e il familiare testo iniziò ad apparire.

“No, Jack. Non è colpa tua. So che ti stai incolpando. Ma tutte le persone muoiono alla fine, alcuni prima di altri, semplicemente.”

Jack fissò lo schermo. Resistette all’impulso di gettare il monitor a terra.

Dopo un momento, il messaggio continuò “Jack, ho qualcosa da comunicarti e ho bisogno che tu consideri ogni cosa che sto per dirti. Pensavi di essere innamorato di Allie. La verità è che volevi solo scopartela. E, per favore, scusa il mio linguaggio, ma una volta ogni tanto è meglio essere brutali. Jack, lei non era fatta per te. Avrebbe reso miserabile la tua vita. Sì, a un certo punto avresti avuto il coraggio di invitarla a uscire. Lei era effettivamente interessata a te. Pensava potessi essere un bel “progetto”. Davvero triste, per lei, non per te. Voglio che ripensi a tutte le cose che ti ha detto. Perché il suo ultimo ragazzo l’ha lasciata?”

“Perché lei l’aveva tradito”, disse Jack con un filo di voce.

“Perché lei l’aveva tradito, Jack. La stessa cosa che avrebbe fatto a te. Ti avrebbe reso felice per due mesi circa, e poi infelice per i seguenti quattro anni. Strisciandoti attorno, ridendo di te alle tue spalle, spendendo tutti i tuoi soldi. Una volta che ti fossi liberato di lei, saresti stato così stanco da non voler più uscire con nessuna. È vero, Jack. Io vedo tutte le possibilità future, quelle che arrivano per passare e quelle che non lo fanno. Hai visto com’era davvero, Jack, ma hai lasciato che la tua lussuria ti accecasse. Insieme, tu ed io, abbiamo fatto in modo che tu evitassi questa eventualità. Ancora una cosa, Jack, questa storia non è ancora finita. Altre cose avverranno.”

“No! Vaffanculo! L’hai uccisa!” urlò Jack e gettò il monitor oltre il tavolo. Atterrò sul pavimento ed emise delle scintille. Jack dormì pochissimo quella notte, e il giorno dopo non era sicuro di voler andare a lavoro ma le ultime parole che aveva letto avevano stimolato la sua curiosità e la sua rabbia si era in qualche modo attenuata. Non si lavorò in ufficio quel giorno. La compagnia portò specialisti nel sostegno all’elaborazione del lutto, le persone condivisero i propri pensieri fra loro, piansero, si abbracciarono. James, in realtà, era sopravvissuto all’incidente, ma era in coma. I dottori dissero che avrebbe potuto riprendersi alla fine, ma nessuno ne aveva la certezza.

Più tardi nel pomeriggio, Jack fu avvicinato da Diego Salbara, il capo della divisione. Diego era diretto e sincero, e gli offrì la posizione di James. Tecnicamente sarebbe stata una promozione temporanea ma James non sarebbe tornato presto a lavoro. Diego gli promise che la promozione sarebbe diventata definitiva una volta che fosse scorso sufficiente tempo.

“Teniamocelo per noi, per ora.” gli disse Diego. “So che può sembrare una cosa affrettata ma il progetto Lancaster sul quale James stava lavorando non può fermarsi. È troppo importante per la compagnia. Ho bisogno di qualcuno che prenda la carica subito, questa cosa non può aspettare.”

Meravigliato, Jack accettò la promozione. Uscì da lavoro con uno strano mix di sentimenti, non era sicuro di come avrebbe dovuto sentirsi. Tornando a casa, si fermò in un negozio di articoli elettronici ed acquistò un nuovo monitor. A casa, accese il computer. Ancora una volta le scritte apparvero sullo schermo.

“Jack, voglio essere il primo a congratularsi con te! Sono orgoglioso di ciò che hai ottenuto.”

Jack fissò lo schermo.

“Jack, devo chiederti di perdonarmi perché non mi sono ancora presentato. Mi chiamano il Profeta. Come ti ho già detto, vedo ciò che sarà, e vedo ciò che può essere. È una capacità molto potente, quella che ho. Ma sai una cosa, Jack? Nonostante il mio potere, non posso fare niente di fisico. Posso predire, vedere, e con abbastanza sforzo, anche comunicare. Ma non ho un corpo, è qualcosa che mi fu tolto molto, molto tempo fa. Questo è il motivo per cui ho bisogno di te, Jack. È tutto molto semplice, devi solo fare delle cose per me, di tanto in tanto.”

Jack divenne sempre più curioso.

“E, Jack, prima che tu mi dia una risposta, voglio che tu sappia un paio di cose. Primo di tutto, non ti mentirò mai. In secondo luogo, non ti dirò mai di fare niente che, preso singolarmente, sia sbagliato o illegale. Sì, la risultante di ciò saranno cose brutte, e talvolta delle persone moriranno. Ma moriranno comunque prima o poi. Giusto, Jack? E il male sarà sempre compensato da qualcosa di bello che accadrà a te.”

Jack sussultò a quell’ultima prospettiva, ma vinse l’urgenza di voler spegnere il computer. Il Profeta aveva ragione. Tutti muoiono alla fine, perché non trarne qualcosa di buono? E per quanto riguarda la cosa del mentire? Se a quel tempo avesse saputo che Allie sarebbe morta, non avrebbe mai portato a termine il primo favore. Ma pensandoci bene, il Profeta non gli aveva mentito, aveva solo ritenuto delle informazioni. Nonostante ciò, Jack si chiese se potesse fidarsi del Profeta.

“Lavora con me, Jack, insieme faremo accadere cose incredibili. Ti chiedo solo di portare a termine delle richieste qualche volta. Oh, ma queste richieste avranno conseguenze grandiose! Saranno bellissime, Jack, e finiranno sempre con una ricompensa per te. Questa è la bellezza della mia arte, un solo incarico produce qualcosa di bello e qualcosa di brutto. Oh, un’ultima cosa, vedo che hai qualche problema. Se smettessi di parlarti adesso, ti ci vorrebbero due settimane circa per decidere di unirti a me. Ma sai, Jack, ti uniresti a me alla fine. Esatto, dirai di sì. Quindi invece di aspettare, perché non mi dici di sì ora? Iniziamo, Jack. E quando tutto questo sarà finito mi ringrazierai, te lo prometto.”

Jack soppesò ciò che il Profeta gli aveva appena detto. Il suo iniziale sentimento di rivolta si era lentamente affievolito. Esitò per un istante, e poi per la prima volta, mise le mani sulla tastiera e rispose direttamente al Profeta. “Qual è il prossimo incarico?”

———————————————————

Mentre passavano gli anni, Jack fece ogni favore che il Profeta gli chiese, e come il Profeta aveva promesso, Jack veniva ricompensato ogni volta per le sue azioni. Le ricompense spesso giunsero in modi interessanti e inaspettati. Una delle più memorabili esperienze per Jack fu quella che accadde due anni dopo rispetto a quando aveva accettato di aiutare il Profeta.

“Jack, ho bisogno che tu vada in città domani,” chiese il Profeta “Entra nel negozio di liquori Garmin alle 12.37 esatte. Un uomo ti farà una domanda. La risposta che dovrai dargli è “ventisette” “. Come al solito, le istruzioni del Profeta erano semplici e dirette, ma anche misteriose. Il giorno seguente, come richiesto, Jack entrò nel negozio. Di fronte a lui, un operaio edile di corporatura massiccia stava al bancone a compilare un coupon della lotteria.

“Vediamo,” disse l’operaio “Il mio compleanno è il quindici, il compleanno di mia moglie, che è il ventiquattro, e l’età dei miei figli, due, dieci e tredici.”

L’uomo si grattò la testa e si guardò attorno, puntando a Jack, “Hey, amico! Ho bisogno di un altro numero. Ne hai uno per me?”

Jack, sorridendo, disse “Ventisette”

“Davvero? Pensavo di metterci trentacinque, ma sai una cosa? Mi piace la tua faccia, andiamo per ventisette!”

Con ciò, l’uomo compilò il coupon e pagò per il suo biglietto della lotteria. “Ci vediamo, amico!” disse felicemente, dando una pacca sulla spalla a Jack mentre usciva.

Jack cercò di non pensare troppo a ciò che sarebbe potuto accadere a quell’uomo. “Vediamo come si svolgono gli eventi, Jack. Non saprai mai come finiranno le cose, perciò lasciati stupire”, lo aveva avvertito il Profeta. Nonostante tutto, era impossibile non pensare a queste cose di tanto in tanto. Sapeva, conoscendo come agiva il Profeta, che non c’era alcuna possibilità che avesse aiutato quell’uomo effettivamente. Ma dargli un numero della lotteria sbagliato? Era troppo semplice per il Profeta. E non poteva immaginare di avergli dato il numero vincente. Quindi questo fu il modo in cui Jack si sorprese, quando due settimane dopo, incontrò lo stesso uomo di nuovo, stavolta in un negozio di alimentari.

“Hey, amico! Sei tu! Mi ricordo di te! Guarda qua, ho vinto!” Senza dubbio, l’uomo sembrava un riccone. Indossando abiti nuovi, un nuovo orologio d’oro, un grosso sorriso smagliante, andò incontro a Jack.

“Non pensavo di poterti incontrare ancora, ma sono contento che tu sia qui. Non avrei mai vinto senza di te. Hey, lascia che ti paghi questa spesa. No aspetta, non è abbastanza, sei il mio portafortuna. Le persone si devono sempre trattare bene, lo dice sempre mia mamma.”

Rovistando nella sua tasca, l’uomo estrasse il suo libretto degli assegni e firmò a Jack un assegno da diecimila dollari. “È il minimo che possa fare per il mio portafortuna.”

Dopo aver ringraziato l’uomo, e sentendosi un po’ confuso dalla cosa appena accaduta, Jack corse a casa dal suo computer. Dopo averlo acceso, le parole del Profeta comparvero. “Bene Jack, come ci si sente ad essere più ricco di diecimila dollari?”

“È una bella sensazione, ma non posso fare a meno di chiedermelo, non avevamo mai aiutato qualcuno prima. Perché abbiamo iniziato adesso?” Jack chiese sentendosi pungere dal senso di colpa. Non gli era mai piaciuto ammettere che le persone venissero ferite dalle sue azioni, ma in questo caso la sua curiosità aveva preso il sopravvento su qualsiasi latente senso di colpa.

“Oh, Jack, non abbiamo aiutato nessuno. Sì, quell’uomo è felice ora, ma perderà ogni penny nel giro di due anni. Lo hai visto tu stesso, dà via i soldi come fossero niente. Vecchi amici, parenti perduti, verranno tutti a chiedergli soldi. E ci saranno anche alcuni cattivi investimenti. Lo stress di perdere ogni cosa porterà sua moglie a lasciarlo. Porterà via anche i suoi figli. Sarà solo e squattrinato, un uomo rovinato che sarebbe stato meglio se non avesse mai vinto. Non hai bisogno di starci male, Jack. È la stupidità e l’avidità che gli faranno questo.”

Jack sentì il rimorso, ma la razionalità del Profeta e il focalizzarsi sulla sua ricompensa lo facevano sempre sentire meglio alla fine.

Anno dopo anno, non c’era un favore che fosse uguale all’altro. A volte gli effetti delle sue azioni erano diretti e semplici da notare, altre volte causavano reazioni a catena così complesse che non poteva neppure seguirle.

“Va’ all’edificio dell’Amministrazione della Contea, parcheggio numero 43 alle 4,47 del pomeriggio.” Jack così fece, e due mesi dopo incontrò Donna, della quale si innamorò e che finì per sposare. Non avrebbe mai neppure saputo che i due eventi erano correlati se non l’avesse chiesto al Profeta.

“Jack, quando hai parcheggiato in quel posto, hai fatto in modo che la persona che avrebbe parcheggiato in quel posto parcheggiasse altrove, ma aveva tamponato l’auto accanto alla sua. Era giusto una scorticatura, ma chiamò comunque l’agente assicurativo, facendolo uscire tardi da lavoro e facendogli perdere il treno per tornare a casa. Aspettando l’ultimo treno, fu rapinato e accoltellato, non si riprenderà mai del tutto. I rapinatori presero le sue carte di credito e le usarono… e Jack, potrei continuare ma ci sono altre trentadue persone coinvolte. A volte questi favori saranno estremamente complicati ma diciamo soltanto che la tua azione sostanzialmente ha fatto in modo che Donna fosse nel posto giusto perché tu la incontrassi.”

La relazione tra Jack e il Profeta crebbe. Seppur rimanendo per lo più misterioso, il Profeta aveva rivelato abbastanza informazioni nel tempo così che Jack poté avere una panoramica generale della sua storia. Jack seppe che il Profeta aveva migliaia di anni. Quando era ancora vivo, il Profeta era un potente indovino e artista, che indicava il futuro attraverso rappresentazioni pittoriche. Un re sciocco, che interpretò male la predizione del Profeta e che perse una battaglia come risultato, condannò quest’ultimo a morte. Libero dai sensi fisici, ed esistendo solitariamente nel vuoto, le abilità del Profeta crebbero esponenzialmente. Avendo finalmente appreso come comunicare coi viventi, il Profeta iniziò a cercare quelli che avrebbero risposto, incluso Jack. E ovviamente, il Profeta sapeva tutto di Jack. Dopotutto, era un’amicizia tale e quale a quella che si potrebbe avere con un morto. E Jack era anche grato al Profeta. Aveva un bel lavoro, una bella casa, una bella moglie, e le persone lo rispettavano. Era felice, qualcosa che non aveva mai sperimentato prima di incontrare il Profeta.

Passarono dodici anni in tutto, dodici begli anni per Jack. Favori dopo favori vennero realizzati, generalmente uno al mese. Jack, seduto nello studio della sua grande casa di campagna, fu contattato di nuovo dal Profeta.

“Ciao, Jack, ho un favore da chiederti. Questo è il più facile di tutti, non devi neppure alzarti. Chiama Pizza Riago tra due minuti esatti, lascia squillare il telefono per tre volte, poi potrai attaccare.”

Jack sorrise, facile e veloce. Non si chiedeva più come si sarebbero svolti questi favori. Si fidava del Profeta e faceva semplicemente ciò che gli veniva chiesto. Jack telefonò, esattamente due minuti dopo.

La calma della casa venne interrotta mezz’ora dopo dal campanello della porta che suonava. “Che strano”, pensò Jack. Né lui e né Donna aspettavano ospiti. Jack guardò attraverso l’occhiolino e vide un fattorino della pizza. Il logo sul suo cappello diceva “Pizza Riago”.

Jack aprì la porta. “Ecco la sua pizza”, disse il ragazzo cacciandogliela tra le mani.

“Ma non l’ho ordinata io”, protestò Jack.

“Senti, non me ne frega un accidenti se l’hai ordinata tu o no, il signor Riago mi ha chiesto di portarla qui, ed è quello che sto facendo.” rispose il fattorino, irritandosi e sputando tra i cespugli.

Jack guardò il ragazzo di fronte a lui. Sembrava avere all’incirca diciassette anni ma la cosa di lui che più saltava all’occhio era la sua stazza, era enorme. Forse 1.90 di statura e molto ben piazzato.

“È già stata pagata con carta di credito, prenditela e basta perché non la riporto indietro.” Il ragazzo allungò la mano per la mancia.

“Io, io non ho contante con me.” Jack disse la verità.

“Chi se ne frega,” giunse la risposta disgustata. Il ragazzo sbirciò all’interno della casa oltre Jack, poi si voltò e camminò lentamente verso la sua auto, guardandosi dietro le spalle mentre procedeva.

Donna aprì la scatola della pizza e ne prese una fetta. “Vieni qua in fretta, tesoro, questa pizza ha tutti i tuoi condimenti preferiti”, ridacchiò Donna mentre la addentava.

Davanti al suo computer, le parole del Profeta apparvero. “Confuso, Jack? Non esserlo. Il tuo vicino in fondo alla strada aveva ordinato la pizza. Il signor Riago ha detto al ragazzo l’indirizzo giusto ma il telefono che squillava non gli ha permesso di sentire bene. Nonostante ciò, bisogna dar credito al ragazzo, almeno ha azzeccato la via.”

“Quindi la mia ricompensa è una pizza?”

“Sì, Jack, la tua ricompensa è una pizza, e anche un po’ di tempo da spendere con tua moglie. Va di sotto, mangia la pizza con lei, goditela. Quando avrai finito, farai l’amore con Donna. Non è uno dei tuoi compiti, è solo un consiglio che penso dovresti seguire. Oh, a proposito, i tuoi vicini che hanno ordinato la pizza stanno litigando ora, proprio sullo stupido inconveniente della pizza che non è arrivata. Alcune delle cose sulle quali le persone discutono mi stupiscono, davvero. La litigata si farà intensa ma non devi preoccupartene. Va’, divertiti stanotte.”

Jack seguì il consiglio del Profeta, si coccolò con Donna mentre gustavano la loro cena, poi fecero l’amore sul loro grande, confortevole divano nel salotto. Donna si addormentò poco dopo le 11. Jack rimase steso là, sveglio, quell’incarico gli sembrò strano. Togliendo cautamente il braccio da sotto il corpo di Donna, Jack lasciò il salotto e si diresse al piano superiore. Seduto al computer, scrisse “Sei lì?”

“Sì, Jack. A dire il vero, sono sempre qui. Stavo aspettando che tornassi. Quel fattorino delle pizze è un bell’attrezzo, eh?”

Jack guardò lo schermo con aria interrogativa.

Il Profeta continuò, “È un lavoratore tremendo. È stato assunto solo tre giorni fa e il signor Riago vuole già licenziarlo, ma essendo una persona molto fisica, è forte, veloce e un ottimo osservatore. Per esempio, ha notato che non hai chiuso a chiave dopo aver preso la pizza.”

“Cosa?” disse Jack a voce alta, alzandosi.

“Siediti, Jack. Devo dirti una cosa importante, e chiudere la porta ora non cambierà la situazione.”

Jack si sedette di nuovo lentamente, guardandosi le spalle mentre lo faceva.

“Vedi, Jack, è vero che non ti ho mai mentito. Ogni cosa che ti ho detto era completamente vera. Ma sì, ho trattenuto alcune informazioni. Vedi, ti dissi che ogni tua azione causa qualcosa di brutto che accade a qualcun altro, e qualcosa di bello che accade a te, ma c’è una terza opzione. C’è un ultimo fine verso il quale ogni incarico ci ha condotti. Ricordi Allie? Certo che sì. Ciò che forse non ricordi di lei è che stava pagando le tasse universitarie di suo fratello. Quando morì, lui dovette lasciare gli studi. Stava per diventare un grande psicologo, ma adesso lavora in una fabbrica, invece. Una cosa orrenda per il nostro fattorino delle pizze, avrebbe potuto frequentare un ottimo terapista qualche anno fa ma quel terapista non era là per aiutarlo, ha frequentato un quaquaraquà freudiano invece. E ricordi del nostro vincitore della lotteria? Sì che lo ricordi. Era il vicino del nostro fattorino, dopo aver perso tutti i soldi ovviamente. Picchiò il ragazzo fino a lasciarlo privo di sensi perché gli saltò davanti all’auto in strada. Un bel trauma per il nostro giovane ragazzotto. E a sua madre non importò dell’incidente, non lo protesse affatto. Non poteva, non dopo aver usato tutte le droghe datele dal suo fidanzato, che è uno dei rapinatori che assalirono l’agente assicurativo. Comprò le droghe con i soldi ricavati dalla rapina. Vedi ora il senso della mia arte?”

Jack sedeva, fisso verso il monitor. Voleva alzarsi per andare a controllare Donna, ma era troppo spaventato per muoversi.

Il Profeta continuò, “Jack, hai portato a termine oltre un centinaio di incarichi per me, ed ognuno di essi serviva ad un solo scopo, quello di distruggere psicologicamente questo ragazzo, farlo diventare un mostro, e portarlo qua stanotte. Non vedi, Jack? Questa cosa ha coinvolto decine di migliaia di persone, e milioni di possibilità. Se avessi fallito in solo uno dei tuoi incarichi, l’intera catena sarebbe collassata. È stato tutto orchestrato da me e messo in atto da te. Insieme abbiamo creato qualcosa di meraviglioso, questo è un capolavoro di manipolazione umana. Il nostro capolavoro. E tutto inizia e finisce con te, due punti perfetti nel tempo. Stanotte, indirizzo sbagliato, nessuna mancia, questo povero ragazzo finalmente ha perso la testa. È di sotto, adesso. Sta sgozzando Donna in questo preciso istante.”

Jack poté udire un breve urlo soffocato provenire dal salotto, seguito da un rumore gorgogliante.

“No!” Urlò Jack, alzandosi e iniziando a correre di sotto.

“Jack, fermati!”, la voce lo colse di sorpresa. Era nella sua testa. Per la prima volta, il Profeta gli stava parlando direttamente. Era una voce gradevole, femminile. “Non puoi fare nulla, se n’è già andata. Lui verrà qua per te a breve, e non puoi fermarlo.”

“Ma perché?” Urlò Jack con le lacrime che gli si radunavano negli occhi.

“Non è un capolavoro artistico se non inizia e non finisce con te, Jack.” La sua voce di donna era confortante “Voglio che apprezzi il fatto che ti stia parlando direttamente, questo necessita di tutta la mia energia, e come risultato dovrò aspettare qualche anno prima di poter contattare qualcun altro. Questo dimostra quanto sei speciale per me. Per favore non starci male, Jack. Voglio che ti prendi un istante per goderti il nostro risultato quanto faccio io.” La voce si fermò per un attimo, poi continuò “Sai una cosa, Jack? Se non ti avessi mai contattato, saresti vissuto per ottantacinque anni. Ottantacinque noiosi, insignificanti e amari anni. E quando fossi morto, nessuno sarebbe venuto al tuo funerale. Io ti ho dato dodici bellissimi, ricchi anni. Eri felice, e insieme abbiamo creato qualcosa di meraviglioso, di unico.”

Jack si fermò un istante e pensò ai dodici anni di felicità, e le sue lacrime di tristezza si fusero a quelle di gioia. Si voltò e guardò il computer, mentre dietro di lui, la massiccia stazza del folle ragazzo delle consegne apparve sull’uscio – un coltello insanguinato pendeva dalla sua mano sinistra.

Sullo schermo, le ultime parole del Profeta apparvero, “Non hai nulla da dirmi, Jack?”

Jack si asciugò le lacrime, e assorbì ogni cosa il Profeta gli aveva detto.

Mentre il colosso si avvicinava a lui, Jack mimò con le labbra le sue ultime parole, “Grazie.”

Fonte: Creepypasta Italia Wiki

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.