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Ritratto della mia bambina

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Mia moglie è incinta, non so come descrivere le emozioni che provo. Finalmente diventerò padre, un sogno che ho da quando il mio cervello ha cominciato a ragionare. Ho sempre stimato mio padre, un padre che era sempre disponibile per il figlio, più che un padre poteva essere definito un amico, con cui passare del tempo assieme, con cui giocare, litigare, condividere qualcosa. E per questo ho sempre volute essere come lui. Un padre perfetto.

Mia moglie è incinta da circa 3 mesi ormai, non si sa ancora se questa nuova creatura sarà maschio o femmina. Sinceramente io preferisco una femmina, non so ben definire il motivo. Ho sempre provato ad immaginare come potrà essere questa fanciulla. Dai capelli splendenti, dagli occhi azzurri e la pelle chiara.

Un giorno, preso dall’ispirazione, cominciai a disegnare quel che sarebbe stato il “Ritratto della mia bambina”. Prima feci uno schizzo, poi cominciai a dipingere su quella bianca tela. Pennellata su pennellata finii il mio capolavoro. Era bellissima, proprio come la desideravo. La mia piccola principessa. Attaccai quel quadro in salone, ove chiunque entrava sarebbe rimasto sbalordito dalla bellezza di quella fanciulla. Pensai ad un nome da dare a quella splendida creatura. Melanie. Si, quel nome mi piaceva moltissimo.

Un mese dopo andai dal dottore con mia moglie per sapere come stava la bambina. Ma quel che udii furono le parole più brutte che abbia mai sentito. Il dottore, dopo aver visitato mia moglie, disse:

“Questa piccola creatura è affetta da una malattia che gli impedirà la crescita, penso che l’unica strada oramai possibile è l’aborto. Mi dispiace.”

Mi sentii svenire, la parola aborto mi fece venire da vomitare. Mia moglie scoppiò a piangere, così io gli afferrai la testa e la poggiai vicino alla mia, consolandola.

Il giorno dopo l’aborto tornai a casa, mentre mia moglie era ricoverata, per staccare il quadro. Vedendo quella splendida fanciulla mi sentivo un vuoto, un vuoto incolmabile. Misi il quadro in garage, nella completa oscurità.

Passarono due anni dall’aborto, e mia moglie era di nuovo incinta. Stavolta era un maschio, e mancavano poche settimane al parto. Le emozioni non erano più le stesso, pensavo ancora alla piccola Melanie. La piccola mai nata.

Quando il bambino nacque decidemmo di chiamarlo Robert. Passai molto tempo con lui quando crebbe, proprio come mio padre fece con me. Ma all’età di 7 anni Robert divenne strano. Mi parlò spesso di un amico immaginario. Non mi parlava di lui, mi aveva solo accennato di averlo. Io non mi volevo impicciare nei suoi affari, quindi non gli chiesi nulla.

Come ogni giorno da circa un anno, finito di vestirsi accompagnavo Robert a scuola. Andavo in garage, prendevo la macchina e lo lasciavo davanti scuola aspettando finché non sarebbe entrato. Alle 16:30 lo andavo a riprendere.

Un giorno, dopo essere tornato con Robert, parcheggiai l’auto nel garage. Mi distrassi un attimo e andai a sbattere contro il ripostiglio situato alla fine, facendo cadere qualcosa. Uscii dalla macchina per controllare cosa fosse, e Robert mi seguì. Vidi un quadro per terra. Il quadro della piccola mai nata. Nel raccoglierlo Robert mi toccò con un dito. Mi girai verso di lui e vidi che stava fissando senza sbattere ciglio quel quadro.

“Cosa c’è?” Gli chiesi

“Quella è la mia amica” Disse

Gli chiesi come si chiamasse la sua amica e all’udire di quel nome rabbrividii.

“Melanie”

Pierre Auguste Renoir-bambina con cappello profilato

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