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Riviste Coop

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Era Gennaio, 2002. Io, Josh, avevo cinque anni. I primi anni del duemila sono tutto quel che riesco a ricordare del mio passato. Ricordo del mio primo giorno di scuola, quando, entrando, vidi un grosso “2000” sul calendario. Il 2000 era anche l’anno in cui io avevo cominciato a ricevere via posta delle riviste “Coop”, simili ai giornali a fumetti satirici, ma per bambini. Avevano ogni sorta di attività, puzzle, storia e fumetto, ma la mia parte preferita erano le ultime pagine, quelle dedicate al merchandise. Queste pagine erano piene di bambole di pezza degli animali che generalmente si vedevano nei fumetti della rivista. (Il mio preferito era Coopy, il protagonista, un pollo che aiutava gli animali della fattoria a stare lontano dai pericoli), gadgets e accessori direttamente dalle storie e dalle vignette. Passavo ore a leggere le descrizioni di ogni oggetto, in continuazione. Controllavo i prezzi e contavo i miei risparmi per vedere se avevo la possibilità di comprare qualcosa. Dopo circa un mese di paghette da parte dei miei genitori, raccolsi finalmente 10,50 $, abbastanza per comprare la bambola di Coopy che bramavo così tanto. “Coopy, il protagonista di Le Avventure degli Animali della Fattoria, è ora disponibile in peluche! Aiutalo a lottare il male e a mantenere l’amore attraverso l’intera fattoria. Coopy ti amerà per sempre. Solo 10,29 $.” Coopy era un pollo giallo, con occhi grandi e becco piccolo. Anche la sua testa era grande, e il suo corpo somigliava più a quello di un essere umano che a quello di un pollo. Aveva anche delle ali, un paio di penne in cima alla fronte, e una struttura interna simile al protagonista di “Nightmare Before Christmas” Ritagliai il modulo d’ordinazione, lo compilai e lo portai all’ufficio postale in fondo alla via. E dopo circa un mese, ricevemmo un pacco, lasciato davanti al nostro zerbino. Una scatola di cartone, di colore marrone. Completamente avvolta nello scotch, ne era ricoperta da uno strato di circa tre centimetri. Su un lato c’era scritto in corsivo “Joshua Patrick”. Lo trovai strano, visto che non mi ricordavo di aver scritto il mio nome nel modulo d’ordinazione. Portai il pacco in salone e presi il taglierino, provando a tagliare il nastro adesivo. Ma tutti quelli strati erano troppo forti. Allora non capivo perché fosse così ben chiuso. Allora, non capivo. Dopo averlo trafitto varie volte col più grosso e affilato coltello da cucina che potei trovare, riuscii a squarciarlo abbastanza da poterne strappare il resto. Dentro c’era un oggetto avvolto non in carta, ma in stoffa, legato con un fiocco. Tagliai l’incarto con le mie forbici e presi in mano quel che pensavo fosse la mia bambola di Coopy. Anche se avevo ragione solo in parte. Quel che vidi fu una bambola di Coopy che era stata bruciata; la maggior parte del pelo era carbonizzata, gli occhi erano sciolti e deformati. Aveva la stessa forma della bambola che una volta era stata, ma la sua struttura era esposta in vari punti e il suo guscio di plastica era distorto e nero come la notte. Tutte le piume erano disintegrate, come ogni briciolo di grazia che quella cosa avrebbe potuto avere. Corsi velocemente da mio padre, con l’oggetto tra le mani, e gli mostrai la parvenza di bambola. “Oh mio Dio, Josh, che cazzo è successo?” urlò, nel panico. “Non ho fatto nulla; la bambola era bruciata quand’è arrivata!” dissi, mentre cominciavo a piangere. “Bambola? Di che cazzo parli, quella è la tua sorellina, per amor di Cristo!” Guardai giù, verso le mie mani, e vidi un ammasso bruciato e pieno di sangue di quel che una volta era mia sorella. Lo shock improvviso mi portò a lasciarla cadere. “Oh mio Dio!” iniziai a gridare e a piangere, non avevo assolutamente idea di quel che stava succedendo. “Josh, com’è successo?!” “Non lo so, non lo so!” dissi piangendo e strillando più forte. “Josh, voglio che tu mi spieghi come cazzo ha fatto la tua sorellina ad essere ridotta in questo modo!” mio padre iniziò a singhiozzare disperatamente. “Non lo so, tutto quel che ho fatto è stato ordinare una bambola di Coopy da una di quelle riviste Coop, un po’ di tempo fa, e quand’è arrivato il pacco l’ho aperto la bambola era bruciata! Ed ora anche Susie è bruciata e non so perché!” Stavo ancora urlando. La paura in cui mi trovavo era incomprensibile. “Di che stai parlando, Josh?” “Che?” Risposi, disperato. “Che cosa intendi con Coop? Quelle riviste che ci arrivavano l’anno scorso?” “Sì, ma tanto le prendiamo ancora, no?” Gli occhi di mio padre si allargarono e la sua faccia eliminò ogni traccia di colore. “Josh, non riceviamo una rivista Coop da Febbraio dell’anno scorso.” “Sì, ecc… No, aspetta, cosa?” smisi di piangere e mi concentrai pienamente su mio padre. “Dopo che nel 2001 la loro azienda venne incendiata, non ne abbiamo più ricevuti. Quel che dici è impossibile.” “Ma ho ordinato la bambola di Coopy il mese scorso… ricordi?” “Josh, hai una bambola di Coopy da quando avevi tre anni… stai parlando di quando hai detto che saresti andato all’ufficio postale? Perché effettivamente sei uscito di casa con una busta, ti ho trovato per strada, stavo andando verso il supermercato… fissavi l’ufficio postale. Eri praticamente in stato di incoscienza, ho dovuto spingerti in macchina per farti salire.” “Stavo inviando l’ordine per la bambola…” in quel momento non avevamo idea che ci fosse una bambina bruciata sul pavimento di fronte a noi. Potevamo vedere solamente la confusione l’uno negli occhi dell’altro. Proprio allora mia madre entrò in casa. “Hey, tesoro, è tutto a post- Oh, Josh! La tua bambola! Che le è successo?” domandò, mentre cullava una bambola di Coopy tra le sue braccia.Coop

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