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Rooms (Parte IV)

 
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Parte III

B non c’è più.

Qui è Anne che scrive ora.

Gli ho rubato il diario qualche minuto fa nella stanza 189C. Circa tre o quattro ore fa sono andata in perlustrazione (lui non poteva muoversi), raggiungendo la stanza 189C. Al suo interno una visione orribile riempì i miei occhi: un uomo (che d’ora in poi chiamerò C) col cranio aperto da una coltellata riversava scompostamete sulle pareti. L’arma del delitto era inzuppata di sangue e si trovava di fianco al corpo. La presi con me. Per terra stava anche un grosso lucchetto, evidentemente era l’oggetto di C. L’ha ucciso quel malato di B, e avrebbe ucciso anche me se non glielo avessi impedito. Lui è l’artefice di tutto quello che sta accadendo qua dentro e con la sua congregazione di persone malate sta perpetrando il suo giochino depravato. E queste pagine di appunti ne sono la prova, è stato talmente ingenuo da scriverlo sul suo diarietto. Le sue finte supposizioni sono patetiche.

Dopo esser tornata da B feci finta di niente, non sapevo come agire, fino a che la paura non si fece troppo forte. Quel pazzo avrebbe potuto uccidermi da un momento all’altro. Allora mi allontanai da lui, nascondendomi e lasciandolo solo. Decisi di aspettarlo vicino alla stanza 189C, e in breve si presentò sul luogo del delitto. Arrivò gridando e zoppicando, sembrava posseduto. Entrò nella stanza. Io aspettai qualche secondo e quando aprii la porta un altro orrore simile a quando lo feci la prima volta mi assalì: C non c’era più! Non so come, ma C non c’era più. Invece c’era una enorme raccapricciante pozza di sangue al suo posto. Rossa. Estremamente rossa. Sembrava che C fosse stato sbranto e che nessun rimasuglio sia restato del cadavere. Mi si gelò il sangue nelle vene. Lui ovviamente non ne sapeva niente, fece finta di non sapere neanche cosa fosse successo. Quando lo incalzai, iniziò a farneticare di D, imputandogli la colpa. Voleva farmi credere che esista veramente un D e che fosse stato lui a commettere l’omicidio, quando risultava palese che l’avesse ucciso lui. Non c’è nessun altra persona qua, nessun altro D. Saranno 6 o 7 o 8 giorni che controllo ogni stanza del settore A, B e D e non c’è mai stato nessuno! Per quanto mi riguarda D non è altro se non lo stupido scaricabarile immaginario creto da B, non esiste nessun D, quella è la sua coscienza . O la sua scusante.

Mentre discutevamo ebbe anche la faccia tosta di provare a colpirmi, ma si rese solamente ridicolo, non riusciva neanche a reggersi più in piedi, con una gamba praticamente incancrenita e una serie così estesa di ematomi sul corpo c’è ben poco che si possa fare. Sarebbe comunque morto di li a qualche ora. Non fu difficile respingerlo, così gli puntai il coltello addosso, continuava a ripetere cose insensate. Cercò di disarmarmi, finendo col lacerarsi profondamente il palmo della mano. Iniziò a strillare, e a perdere moto sangue. Quella stanza ne era piena. Io allora indietreggiai verso l’uscita decidendo di chiuderlo definitivamente dentro usando il lucchetto. Questa è la pena che si merita, essere rilegato tra la vita e la morte, aspettando che questa arrivi inevitabilmente a prenderlo. Resterà, per quel poco tempo che gli rimane da vivere, prigioniero dei suoi rimorsi e delle sue depravazioni. Allontanarsi da quella stanza, tra le urla disperate di quel folle, non è stata una bella esperienza, ma almeno non mi sono macchiata di omicidio. Invece ho eliminato una persona disturbata dalla faccia della terra, ed ora devo uscire per denunciare questa setta di squilibrati mentali. Tutti devono pagare, non solo B.

Per tutti gli innocenti come me, come C.

L’importante è che abbia riunito tutti gli oggetti: la chiave, il coltello e in caso di necessità (tra qualche ora) anche il lucchetto. Ora che sono rimasta sola, l’unica possibilità di salvezza è raccchiusa in questi oggetti. Però non riesco ad immaginare come debba usarli, probabilmente il tempo lo rivelerà. Devo continuare la mia perlustrazione, sono certa che ci siano altri passaggi segreti che conducono chissà dove tra queste stanze. Uno l’ho già trovato, si tratta solo di trovare il prossimo. Andrò a cercarli nei settori B e D.

Smetto di scrivere, riprenderò se ci saranno novità.

Sono nel settore D, qui le stanze sono un po’ meno sporche rispetto a quelle degli altri settori. Sto scrivendo nelle stanza 196D e qui non c’è niente, niente di ciò che stava dentro alla scatola. Non è diversa dalle altre stanze, non è ne in condizioni migliori ne peggiori, ma nulla in confronto a quella di B che ho visitato prima, o di C ora. Qui non c’è mai stato nessuno, e penso che neanche nessuno sia passato da qua se non me, non ho trovato nulla che non avessi trovato nei giorni precedenti.

Questo settore è sempre stato disabitato.

Ok, scrivo ciò che è successo.

Mi trovavo nelle ultime stanze che dal settore D portano al corridioio che sta sotto le scale, che unisce i settori A e D, quando inziai a sentirmi a disagio, sembrava che qualcuno mi stesse osservando, il che in queste stanze è impossibile. Comunque nel giro di un paio di minuti iniziai a vedere qualcosa muoversi tra le porte aperte delle stanze. Non so cosa fosse, ma d’istinto ho affrontato le mie paure per andare a vedere, lo seguii. Non so come descriverlo se non qualcosa di sfuggevole, devo averlo visto almeno quattro volte scomparire tra le stanze eppure non sono riuscita a distinguere nulla.

Sta di fatto che mi trovo in questa stanza, nel mio reparto (A) e c’è una botola che non avevo mai visto. Probabilmnte per la fretta con cui aprivo le stanze.

La apro.

Scriverò dell’altro più tardi.

Sono giunta in un altro piano. Sono scesa da una scala che stava sotto la botola, questo posto è completamente diverso!

E’ molto grande, anche il soffitto è molto alto, ed è sempre estremamente buio. E’ pieno di colonne.

L’ho perlustrato un po’, ma per ora non ho trovato niente. Ci sono delle enormi finestre ai lati delle pareti, vicino al soffitto. Sono irraggiungibili, distano da terra almeno 6 o 7 metri, non so, ho provato a lanciargli il coltello contro, ma niente, devono essere antisfondamento. Questo posto è enorme, a meno che i due piani abbiano diametri diversi, devo aver sbagliato completamente con la mia mappa.

Dio, è così buio qui, non ci capisco nulla.

Ma perchè sto scrivendo su questo inutile diario?

Scriverò qualcosa semplicemente per mettere nero su bianco ciò che penso. Potrebbe aiutarmi a riflettere.

Devo cercare di ricordare il più possibile di ciò che è avvenuto prima di quest’incubo. Eravamo in un laboratorio penso, eravamo molti, tutti vestiti uguali, con lo stesso camicie bianco. Probabilmento lo stesso che indosso ora. Avevano delle mascherine, si. Di quelle per respirare. Mi vengono in mente dei frammenti, sono solo immagini, fotogrammi. Non riesco a risalire ad altro da questo. Solo tanto bianco. Tutto era bianco. Non riconosco le persone, sono solo ammassi di figure bianche che si stagliano nel bianco. Tutti si rivolgevano ad una sola persona, come se stessero rivolgendosi ad un capo o chissà cosa, si, questo lo ricodo. Pronunciavano il suo nome, si. Mi ricordo di un nome che ripetevano spesso. Ad un certo punto mi hanno operata, ricordo gli istanti in cui persi conoscienza.

E poi riaprii gli occhi qui, qualche giorno fa. E non mi è più tornato in mente niente.

Oddio, mi staranno cercando.

Oh mio Dio, ho fatto fuori uno di loro forse.

Oddio, no.

Devo andarmene. Devo riprendermi la mia vita.

Qualuncue essa sia.

Questo posto è enorme, non è come sopra in cui la luce della candela illuminava completamente una stanza. Qui non riesco a vedere cosa si trova a qualche metro da me, non riesco ad orientarmi. Ho contato i passi per determinarne la grandezza, per un lato erano circa 40 metri, per l’altro ho perso il conto dopo i 50 metri. Ed è tutto completamente buio. Almeno di sopra anche al buio potevi scorgere la parete successiva, riuscivi a veder tutto quasi, ma qui, in questo spazio enorme non si vede un accidenti! Quei maledetti senza cuore, senza anima, senza emozioni. Perchè proprio a me? Perchè mi avete rinchiuso qui dentro?

Mi sono accampata qui con l’acqua, la candela, la chiave e il coltello, voglio riposare un po’, ho corso molto.

Oh mio Dio.

Ho le allucinazioni.

No.

C’è qualcuno qui.

Qualcuno mi sta girando intorno. Non vedo niente. Sto cercando di trovare la forza di andare a controllare. Ho acceso la candela, non vedo niente comunque.

OH DIO! CHI SEI?

CHE VUOI?

FATTI VEDERE!

C’è definitivamente qualcosa qui. Una specie di ombra, una specie di ombra mi appare vicino ogni tanto, non è frutto del mio cervello. Come posso spiegare? Sembra un ombra che si spegne nell’ombra, come se un pezzetto di buio si staccasse dall’enorme massa nera (perchè è così densa da sembrare una massa nera) per una frazione di secondo e vi ci si ricongiungesse subito.

Non so cosa sia!

Resta sempre alla stessa distanza.

Non ti avvicinare. Non ti avvicinare, per favore.

Mi ha sfiorata! Quella cosa mi ha sfiorata!

Mi sono spaventata da morire, ho le pulsazioni tirate al massimo. Sono scappata! Ma cosa è successo? Qualcosa mi ha toccata, oh Dio mio.

NESSUNO MI DEVE TOCCARE!!

Se qualcosa si riazzarda a toccarmi tiro fuori il coltello.

Ma così mi vede, così chiunque può vedermi! Devo spegnere la luce.

Io voglio solo uscire di qui.

E’ tutto buio. E’ tutto buio. Tutto riposa.

C’è una luce nelle tenebre, è piccola. E’ formata da un paio di pallini bianchi. Non riesco a definire la distanza.

Non so cosa sia, non voglio saperlo, non ho neanche la forza di alzarmi o parlare.

Ho paura.

Voglio tornare al piano di sopra.

Io voglio andarmene.

Perchè mi fate questo?

Chi siete? Perchè mi fate piengere? Non voglio piangere, io sono forte.

Dio, dammi la forza.

Io non ho … Oddio, ma si stanno avvicinando! No, no, no, no, no, ti prego.

Ti prego stai li. Ti prego. State li. Non venite qui. Vi scongiuro. State li. Io non vi voglio. Vi prego. Vi prego. Sto già piangendo. Si, ho paura. State li. Non c’è nulla per voi qui. Vi prego. No. No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no. Non vi avvicinate! Ho un coltello io! Basta! Stop!

Vi prego.

Oh, Dio mio, salvami tu. Oh, Dio mio.

Quei cosi seguono lentamente i miei spostamenti.

Com’è possibile? Cosa siete?

Lasciatemi stare!

Non posso spegnere la candela o non vedrei niente, ma non posso continuare a tenerla accessa. Sono l’unica luce in questo mare di oscurità.

Chiunque potrebbe vedermi in qualsiasi momento. Se la spengo non vedrò più assolutamente nulla.

Lasciatemi stare!

I pallini mi seguono ovunque, ho deciso di aspettarli e vedere cosa succede. Null’altro posso fare.

Penso siano ad una decina di metri da me, si avvicinano. Ho pura, sto piangendo.

Sappiate che ho paura!

Sappiate che sto piagendo!

Voglio solo andarmene!

Oddio.

5 metri.

2 metri, Dio, cosa devo fare, è vicinissimo.

Si son ingranditi! Continuano a farlo.

Che sta succedendo.

Oddio.

Prendono la forma di un ovale, si, si sta trasformando in un ovale. I puntini bianchi diventano neri.

Una faccia?

Perchè sorridi? Ch______________________________________——————-================————- –

Aiuto Continuo a scappare. E lui continua a venirmi a prendere. Qualcuno di maligno, qualche demonio.

Questa è la casa di un demonio.

Sono morta? Sono morta per caso?

Cosa dovrei fare?

Continuare a scappare?

Ora ho veramente paura. Una paura mai provata. Non ho paura per la mia incolumità, ho paura del buio. Il buio senza la lampadina. Il buio senza il sole. Di questo ho paura, non verrà mai la luce se rimango qui.

Non lasciarti schiacciare.

Dovrei affrontarlo?

Si, rivoglio la mia vita!

Ma quel rumore. Un rumore, non so come spiegarlo … simile ad un ticchettio, un frinio di un decimo di secondo. Come per farmi capire di essere vero e di aver paura. Non sono resistita. Come posso affrontarlo?

Non voglio guardarlo.

Eccoli sono tornati. E’ tornato.

Pensavo se ne fosse andato. Scintilla e affonda nella profondità più oscura.

E’ qui per me.

Ti prego non ce la faccio più, non ti avvicinare. Ho ancora paura di te, lo sai!

Sono diversi. Non sono luminosi, anzi sembrano scomparire nell’oscurità. Ma che?

Sembrano veri …

Oddio, ma cosa sono? Sono … sono vitrei occhi affilati.

Oddio, quei cosi mi vedono? Spengo la candela.

Cazzo, si sta avvicinando.

Cazzo, sta correndo!

Cazzo, è una persona!

Gronda sangue ovunque!

Cazzo, sta zoppicando!
Cazzo, è B!

L’ho uccisa.

Le ho fracassato la testa a quella troia.

Ed ora tocca a me.

Anne non c’è più.

Rooms41.jpg

Sono tornato.

Voglio andare a casa.

Lavare via i peccati e lasciare lo show.

E aspetto in questa prigione perché devo sapere

Devo sapere

se sono colpevole.

Se sono colpevole.

Casa non c’è.

Casa non esiste.

Se solo l’aria si facesse respirare.

Quadrati. Quadrati si sovrappongono in un tripudio di suoni, colori e follia. Ballano l’ultima danza. Non so cosa pensare. Devo solo leggere quello che non si vede, ciò che sta prima dei ma. È entrato e ha visitato pareti che solo in questi modi può conoscere. Ci si fa una bella ida così. Non è facile con questo rumore. Con loro.

Un drappello di brutte donne, ridono, ma senza divertirsi. Hanno perso qualcosa. Tutti perdono qualcosa. Non è un problema. Le luci continuano a lampeggiare, sono disturbate. C’è un’interferenza.

Sarebbe dunque giusto affermare l’irrazionale, infatti. Se solo potesse vedere ciò che lo rende così cieco. Sembra voglia sciogliersi da un momento all’altro. Ci si può mettere una vita per sistemare le cose. Le cose si accumulano sai. E allora perché non dirlo? Dimmelo e io, giuro, che lo terrò segreto.

Non è semplice. Mi sembra di venir cementato. La storia non ha una fine ben definita. Infatti penso che tu non potresti capire. Non in maniera completa. Per niente. Mi insegnarono una volta che è cosa buona saper portar rispetto verso quegli aspetti dei particolari che non sono presi in considerazione dai riflettori e dai palcoscenici, e ciò benché la notte, ahimè, cali già sui nostri cappelli. E questo successe in tempi lontani, offuscati dalla sabbia e della stanchezza, mi riportano in luoghi dispersi e celati dall’oscurità degli spazi, profondi e infiammati come gli uteri incancreniti dalla vecchiaia che si trascinano dietro esperienze terribili. Quando lo dirai? Non c’è tempo per titubare, il futuro è vicino e il presente già scivola via. Viscidamente si divincolano coloro che hanno preso le giuste strade, che hanno accettato compromessi, i maestri che non hanno avuto il coraggio di guardare dentro le cose. C’è qualcuno là dietro. Lo posso sentire. Lo posso sentire accanirsi sui miei sospetti.

Eppure qui nessuno è per te. Si sarebbe potuto affermare il contrario forse, prima. Bisognerebbe essere felici di ritrovare qualcosa di così utile quando si perde, bisogna ricordarsi di tenerlo a mente. Non avendo la volontà si finisce solo con l’ingobbirsi, d’altronde, cosa si fa per rimediare? Non è facile tornare a chiedere scusa, se si ha ragione. Soprattutto quando è l’unica possibilità. A me è sconosciuto. Anche avanzando con l’ignoto io non la conosco.

Irrimediabilmente perso. Camminare sulla plastica, avvolti dal cemento, anche ieri. Quando le formiche rompono le barriere possono essere insapettatamente pericolose. Io lo so bene.

Come avete potuto notare, il diario, e con lui la narrazione, è passato ad Anne, anche se per un breve lasso di tempo. Il propietario del diario (che chiameremo B ancora per poco) ne torna in possesso commettendo omicidio e come per la prima volta, si richiude dentro se stesso e i suoi problemi in una spirale di pensieri folli. Quelle che segue è un dialogo interiore che B intraprende con il suo inconscio (che si distinguerà essendo in corsivo), che lo aiuterà a risolvere la fase catatonica in cui ha riversato. Tornerà spesso nel corso delle prossime pagine in aiuto di B, rendendosi indistinguibile da una presunta sindrome di personalità multipla che avanza.

Le verità che vengono riportate alla fine sono disarmanti. Tutte le mie teorie verranno comprovate.

Alzati ed esci da questo posto.

Non ti salvi così, non è così che mi trascini a fondo con te.

Non è ancora tutto finito.

Non manca molto.

Devi solo alzarti.

Guarda nella tua tasca.

Il coltello, si. C’è anche il lucchetto. Cosa manca? La chiave? Si, proprio lei. Vai a prendertela. Ti aspetta di diritto, vai dal coniglio.

UCCIDILO!
Come hai fatto con Anne, e come hai fatto con C.

Ora sei giustificato, si, si, devi pensare alla pelle ora.

Lui è nasosto?

Allora tu nasconditi meglio! Aspettalo. Aspetta quel maledetto e quando è il momento adatto fallo rimpiangere di essere nato, fallo rimpiangere di essere venuto a cercarti. Quel verme.

DISTRUGGILO!

Alzati ed esci da questo posto!
Ok.

Questo posto è enorme.

Non si vede assolutamente nulla tra tutto questo nero.

E spero che assolutamente nulla veda me.

Giorno 11 o 12.

E’ passato del tempo, troppo tempo.

Ora sono tornato.

Riprendo la normale documentazione.

Ho letto tutto quello che ha scritto Anne, tutto ciò che credeva. Tutto ciò credeva stesse succedendo, è falso. E’ tutto sbagliato! Questo posto attanaglia il cervello degli individui e ne fa tartarre di carne. Pensava che l’avrei uccisa, quando invece è stata lei la prima ad ingannarmi. Ha cercato di uccidermi, mi ha condannato in quella maledetta stanza, mi ha scambiato per un pazzo fanatico malato mentale e infine mi ha rubato il coltello. Dio santissimo, avremmo potuto provare ad uscire insieme da qui. Ora è relegata all’imperfetto dell’essere. Spedita da un è ad un era nel giro di qualche secondo. Un braccaggio. Qualche coltellata. Delle urla. Un po’ di liquido nero e puff … non esisti più.

Già.

Non esisti più, per mai, per sempre, per il sempre incatenato inevitabilmente alla reciprocità dei rapporti inumani. Voglio solo un po’ d’affetto, voglio solo un po’ d’affetto. Non, non … lei non …

Non aveva modo di provare le sue accuse, per quanto ne so io, anche lei potrebbe essere coinvolta in questa storia.

Anche io.

Anche C.

Anche D.

Chi diavolo è D?

Chi diavolo sei?
Io?

Tu?

Nessuno?

Troppe versioni discordanti che sommate creano un grande enigma. Neanche un rumore. Neanche un rumore.

Fatti vivo, maledetto.

Si, lo so che ci sei! Come dovrei chiamarti? D? o forse preferisci B? Vorresti essere me? Eh già, perchè sembra proprio che io sia te. Tu dovevi presentarti ad uccidere C, tu dovevi allearti con Anne per poi tradirla ed ucciderla e poi io sarei sbucato fuori per ammazzarti. Non è così? Hai programmato tutto tu, non è vero? Hai solo sbagliato le camere, vero? Io sono D … si, si, tu vuoi confondermi, ma è meglio non cazzeggiare con me. Hai commesso troppi errori, so quali sono i tuoi piani ed agirò di conseguenza. Stai venedo a prendermi vero?

D uccide C.

D uccide A.

B uccide D.

Tu sei B. E vorresti vincere.

NO!

No, bello, così è troppo semplice. Aspetti solo di potermi sorprendere alle spalle, vero? Io lo so, lo so brutto bastardo. Ti piace giocare? Giocheremo nell’ombra, dove nessuno potrà vedere le nostre perversioni. Giocheremo nell’ombra, nell’inconsapevolezza più totale.

Devo, devo … devo riuscire a provare di riuscire al più presto a trovare un posto dove nascondersi in cui pensare alle prossime mosse, a come uscire di qui. Ho bisogno di cure, sto male. Non sento più nulla alla gamba se sto fermo, ma se la tocco o cammino il dolore è devastante. Hos, ho sfondato la porta della stanza 189C usando praticamente qualunque parte non lesa del mio corpo. Non ho idea di quale sia la forza che si impadronì di me in quel momento, ma mi accanii contro la porta il più vigorosamente possibile e … e la sfondai. Mi sono aperto completamente la fronte, le nocche e i gomiti nel farlo, sono … … sono impregnato si sangue. Il sangue di tre persone.

E’ per questo sangue che me ne devo andare. E’ per questo che devo combattere. Alloggiare nonostante non è stato dato il benvenuto, io voglio andare. Ora, ora me ne vado … Ora …

Ora sono appoggiato ad una colonna, ispezionare questo ambiente mi è difficile, non c’è nulla a cui mi possa appoggiare se non a queste colonne, ma non sono sparse su tutta la superficie. I progetti che ho trovato in camera di C me lo confermano. Quuesto è quanto devo, questo è dove, questo … questo … Questo posto dovrebbe avere un estensione di circa due, due mila, quattro, duemilaquattrocento metri quadrati, ed il soffitto è a sette metri d’altezza. Le finestre a cinque, e sembrerebbe che dietro non ci sia nulla, o almeno, immersi in questa oscurità, non lo si riesce a dfi, definire. Non sembra molto diverso da una vecchia fabbrica dimessa. E’ immenso. Ed è completamente buio, buio e zitto. Tutto tace. Due? Tre? Quattro giorni sono passati, eppure sembra solo che di là ci siano i resti del collegamento. Sembra che il tempo si sia fermato per me.

Sui progetti non c’è il minimo indizio. Eppure dovrebbe esserci qualcosa. Il passaggio segreto che dalle scale conduceva agli altri settori era presente, anche quello che mi ha permeso di trovare la botola nel settore A era riportato come un piccolo puntino in una delle stanze sulle planimetrie. Mi serve solo il prossimo e sono fuori. Le planimetrie lo dimostrano. Non c’è luogo in cui non sia stato in questi tre piani. Devo solo leggere tra le righe.

C’è una figura al centro della planimetria di questo piano. Sembra schizzata frettolosamente, è solo un rettangolo. Si trova dalla parte opposta dell’edificio rispetto a dove sono io, devo scoprire cosa sia.

Brancolerò nel buio senza allor comprender ciò che si vuol.

Non riesco ad arrivarci. Sono sfinito, non ce la faccio. Non intravedo nemmeno un nulla in lontananza. Devo aver percorso nemm, nemmeno una ventina di metri, ed è passato un sacco di tempo.

Sarebbe più pratico strisciare.

NON STRISCIARE, MALEDETTO!

Io, io non lo so. Voglio solo riaprire gli occhi, e poter trovare quel, quel mondo che ho lascia______________________________________________________________________________________________________________________________________________-___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________- to indietro, ciò che è mio, che mi spetta di diritto. Magari a casa, c’è qualcuno che mi aspetta, una famiglia tutta mia. Che aspetta che papà torni a casa. A rincuorarli. Si, si, tornerò a casa … tornerò dai miei cari e tutto questo non sarà altro che un brutto ricordo, si … posso farcela. No, cazzo, come posso farcela? Non mi reggo in piedi, non ho cibo, non ho acqua, sto per perdere una gamba, ho perso tanto, troppo, enorme sangue. Guardo attraverso questo putrido cemento e vi ci annego dentro le mie pupille. Allora provo a guardare dentro me, ma non vedo altro che morte e persone distese.

Provo a guardare il soffitto, cercando di formulare preghiere e appena un prensiero prende forma viene subito occluso, estirpato, annegato, annullato, cancellato, consumato, otturato da un sospiro che prende forma al mio interno e succhia le vene del mio cuore, rendendolo secco come la polvere.

Solo, solo, tutto solo, solo in un gigantesco labirinto e mai nessuno che si faccia pena della mia anima agonizzante. NON SEI SOLO! NON DIMENTICARLO MAI! NON DEVI COMMETTERE ERRORI! NON è ORA DI CREPARE, SALVA LA PELLE!

Pelle? Vita? Ce n’è ancora per me?

No. Ancora voi?

NO!

Non sono in grado di affrontarvi ora, lasciatemi stare. No, voi non potete, io non vi ho fatto nulla, io non voglio stare qui, mi ci hanno imprigionato, mi hanno preso e mi hanno messo qui, senza via d’uscita, siete stati voi? avanti, siete stati voi? mi avete già ucciso da un pezzo, vero? come avete fatto con Anne e con C, e con D, no! no! andate da lui! prendete lui! perchè non tormentate lui? è lui il cativo, lui vuole ucciderci tutti, lui vi ha rinchiuso qui! STATE LONTANII, cazzo, non ho più forze, sono esausto, devo tenere aperti gli occhi, devo farcela, sono sausto, sono esal_____,

LA MIA GAMBA!

CHE CAZZO FATE?

E’ MIAAAAAA!!!!

LASCIATELA STARE!

STATE LONTANI!

Cristo santissimo, mi hanno mangiato la gamba

la mia gamba.

l’hanno mangiata.

Ma che cazzo sta succedendo qui dentro? E’ un sogno, è tutto un terribile incubo, non è reale. Non possono esistere cose del genere.

Caro diario, la mia gamba è appena stata mangiata dal buio. Da quei cosi maledetti. Si sono accaniti sulla mia carne come degli affamati porci maiali schifosi , emettevano sibilii orrendi. Come li aveva descritti Anne. Questo posto è vivo! Si nutre dei suoi abitanti, gioca con loro, li conduce dove gli è più congeniale e poi si ciba di loro. Come con C. Magari hanno preso anche Anne.

Pensi di battermi per una gamba?! L’avevo già persa giorni fa quella gamba, me l’avrebbero comunque amputata.

Non mi hai sconfitto!

Ti sei preso la gamba che ti spettava di diritto.

Io sono ancora vivo.

Ce la sto facendo, vedo qualcosa tra le colonne, non posso alzare lo sguard-o. Se lo faccio vedrò quelle centinaia di occhi maledetti. Cazzo, mi stanno, mi stanno inseguendo. C’è qualcosa, la, nel mezzo. Devo arrivarci. CAZZO, STATE LONTANI DA ME.

Sono appoggiato ad una colonna. Faccio schifo. Posso perfino figurarmi la miserabile scena di quel che resta del mio corpo martoriato che tenta di muoversi, sono penoso. Che cazzo avete combinato? Ero una persona normale una volta. Giocate slealmente. Vi abbattete contro un uomo senza difese, senza nulla. Sono io il cattivone, no? Tutti contro di me. Anche tu B, lo so che stai arrivando a prendermi.

Tu e questi succhiatori d’animo, alleatti contro di me.

Io sono forte.

C’è qualcosa la, vi prego, devo arrivarci.

Vai a nasconderti.

STATE LONTANI, VAI VIA! VIA! NON VI AZZARDATE, DEVO ARRIVARCI!

DEVO RAGGIUNGERE QUEL COSO!

ME NE VADO! STATE LONTANI, CAZZOO!! PORCA TROIA NON TOCCATEMI

MALEDETTI! CHE CAZZO AVETE DA RIDERE?! ME NE STO ANDANDO!

SI, ME NE STO ANDANDO! STATE INDIETRO!

Un container? C’è un container!

ENTRA, ENTRA, ENTRA, CAZZO! NON FARLI ENTRARE! NON FARE ENTRARE ANCHE LORO!

SI APRE! SPARITE, PORCA TROIA! ENTRA! ENTRA, CAZZO!

BENE!

CHIUDI! CHIUILI FUORI! CHIUDI QUEI MALEDETTI ESSERI FUORI! ATTENTO!

IL LUCCHETTO! IL LUCCHETTO! CHIUDILI FUORI QUEI BASTARDI! SI!

Sono chiuso dentro. Ce l’ho fatta.

Cazzo, non ho la chiave!

Non può essere. Questo non è reale.

Mi sono chiuso dentro! Non ci sono altre uscite, non c’è un cazzo! Sono in un container vuoto! Nel buio più totale!

Oh, Dio, che cazzo ho combinato?

Mi sono chiuso dentro.

Mi sono ammazzato.

Guarda cosa hai combinato.

Che diamine avrei dovuto fare?

Cazzo, ti sei chiuso in un posto dal quale non puoi uscire, avresti potuto fare migliaia di altre cose!

Cosa?! Dimmi tu cosa!

Non importa cosa, lo sai. Ora sei chiuso qua, senza via di scampo, finchè … sai benissimo anche questo …

Finchè cosa? Riesci solo a confondermi. Io ho il potere non tu!

Quando si ferma? Quando si ferma il gioco?

NON LASCIARLO SCHERZARE CON LA TUA MENTE!

Lo sai che sono io a scherzare con la tua mente?

Oh …

Senti questa voce da così tanto tempo da pensare sia la tua. Credi che sia il tuo migliore amico.

Devi credere sia il tuo migliore amico.

Dove deve nascondersi un avversario? Dove non ha ragione di trovarti. Nessuno sa. Nessuno lo vede. Ma lui sa tutto, lui vede tutto quanto. Tutti siamo nel suo gioco. Altri lo sono stati. Altri lo saranno. E nessuno lo sa. E tutto questo è il suo mondo, gli appartiene, lo controlla.

Basta con tutte queste stronzate, mi confondono. Ne ho abastanza.

Io ti dico cosa fare.

Adesso basta.

E quando farlo.

Diglielo. ADESSO BASTA, BASTA!

Aspetta. Ascolta. Tu distogli solo lo sguardo da ciò che non ricordi, ti nascondi dietro tutto il dolore che c’è stato, dietro tutto il crimine che è stato commesso.

Come posso esserci io dietro tutto il dolore, dietro tutti i crimini?

Ti sto dicendo che non esiste nemmeno. Ti sei messo in guerra contro il più grande nemico che hai creato e io ti dico che non esiste neanche.

Chi? Chi non esiste?

Tu.

Io? Io chi? Che cazzo stai dicendo? Io esisto, sono qui! RISPONDIMI, CRISTO!

PARLAMI? IO CHI? SIAMO MIGLIORI AMICI! DIMMI CHI?

Chi non esiste?

Come devo chiamarti? B? D?

Chiamami D, chiamami D. Sono innocente, no? D, va più che bene.

Tu lo stai proteggendo, D. Ma con che cosa?

Non ricominciare! Non ricominciare a farfugliare cose senza senso! Stavi dicendo che non esiste. Chi non esiste?

Dimmi, dov’è il posto miglire in cui nascondersi? … Dove l’avversario non ha ragione di trovarti.

Lui si nasconde dietro il tuo dolore, D. Lo stai proteggendo. Con il tuo dolore.

Abbraccia quel dolore.

E vincerai questa partita.

Ok, mi ritrovo per l’ennesima volta in una situazione che non posso controllare. Mi sono chiuso con un’enorme lucchetto all’interno di un container, nel primo piano del più infernale e malefico degli edifici mai costruiti. Ero inseguito da presenze sovrannaturali che popolano questi ambienti, mi hanno mangiato gran parte della gamba sinistra, ho perso il piede e almeno mezzo stinco, per mia fortuna quella gamba era incancrenita già da un pezzo per cui non sto perdendo molto sangue e il dolore non è lancinante. Purtroppo l’infezione avanza, tutta la mia coscia diventa man mano pi nera, o viola, non capisco che colore sia. E’ tutto nero qui. E’ tutto silente.

La mia unica remota possibilità di salvezza è che quel maledetto B, se esiste, venga a riscuotere i miei strumenti. Il coltello e il lucchetto. Sia C che Anne ne parlavano. “Quattro oggetti per quattro persone fanno quattro persone morte. Quattro oggetti per una persona fanno un uomo libero”. Che cosa significa? Come devono essere usati questi strumenti? Con la chiave apri le porte, con il lucchetto le chiudi e con il coltello poni fine ai giochi. Ma come si esce di qui? Di certo non con il coltello.

All’interno delle porte del container ci sono delle catene, posizionate in modo che il lucchetto possa unirle chiudendosi definitivamente dentro. Se hai la chiave o meno per aprirlo poi, sono fatti tuoi. Io non ce l’ho e aspetto che quel maledetto venga a prendermi.

Dio, da quanto sono qui dentro? Loro sono scomparsi.

Ho fame.

Anche qualcos’altro ha fame.

Scintillava.

Sta arrivando.

Per prendere me.

E io non lo vedrò arrivare.

Sta arrivando per porre fine al mio gioco.

Sta arrivando per portarmi la dove non c’è la luce.

Dove non c’è la luce per sempre.

Sta arrivando per prendere me.

E io non lo vedrò arrivare.

Quei cosi sono entrati, sono ovunque. Sono qui solo per me, e non mi lascieranno andare.

Se è vero che esiste questo fantomatico B, forse non lo conoscerò mai.

Mi stanno asciugando. Mi stanno prelevando le ultime forze, presto non riuscirò più a muovermi, non riuscirò più a scrivere. A respirare.

Mi faranno sparire come C. Non resterà niente, se non una pozza di sangue di me. Diventerò parte integrante di questo posto.

E riverserò la mia rabbia e il mio risentimento sulle sue prossime vittime.

Giorno 13 o 14. Non lo so.

Sono stremato, non mi resta molto.

Non scriverò più.

Mi devo preparare.

Non lascierò un saluto, un addio commovente che nessuno leggerà.

Sono nato e cresciuto in questo posto, e ci morirò, saluterò lui.

Addio stanze.

L’abisso ha guardato dentro me.

Epilogo

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