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Sassi

 
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Sei anni fa andai in vacanza da qualche parte in Emilia Romagna, ero piccolo, avevo circa dieci anni. Avevamo portato anche il nostro cane, Jackie. In realtà ero io che lo chiamavo Jackie, il suo vero nome era Jack. Un giorno lo portai a fare una passeggiata per i campi, quando comincio ad abbaiare e a girarsi su se stesso. Mi incuriosii molto, ma lui smesse prima che potessi avvicinare la mano per tranquillizzarlo

. Camminammo un altro po’ in un sentiero sterrato quando mi sentii colpito da qualcosa in testa, niente di che, ma qualcuno mi aveva tirato qualcosa. Così mi girai, ma niente, solo un immensa distesa di verde. Dopo aver camminato un altro po’ decisi di tornare indietro, ma appena mi girai, un altra cosa mi colpì, questa volta in piena fronte. Era solo un sassolino, ma non avevo idea di chi fosse stato a tirarlo.

Jackie si fermò, e puntò qualcosa davanti a me. Io non potevo vedere niente, ma a quanto pare Jack si. Era lì, fermo. Avvicinai la mano e gli feci una carezza, poi gli dissi: “Avanti Jackie, non è niente…”. Dopo un po’ si rimise a camminare come nulla fosse successo. Poi vidi un sasso grande quanto un pugno sfiorare il mio corpo. Mi girai ma non vidi nulla, così cominciai a correre e Jackie corse con me, finoa d arrivare all’hotel.

Raccontai tutto a mia madre, lei con una faccia sofferente e dispiaciuta di dovermi raccontare la verità, cominciò a parlare. Parlò di un certo uomo, vissuto nella fine dell’ottocento. Egli era solito camminare in quel bellisismo sentiero, solo lui e la natura, la sua più grande passione. Sapeva benissimo che quel sentiero era privato, ma amava troppo quel posto per lasciarlo perdere. Dopo molte volte che le guardie lo rimproverarono dovettero usare le maniere forti. Quindi venne condannato alla pena di morte tramite lapidazione. Morì in una piazza, con molteplici fratture al cranio e alla cassa toracica. La leggenda narra che lo spirito di quest’uomo continui ad aggirarsi per quel sentiero e che lanci dei sassi a chiunque lo percorra.

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