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Sei quasi arrivato

 
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Mi sveglio sdraiato su un tavola di legno e provo ad alzarmi. Non ricordo niente. Niente di niente. Tutto dondola e non riesco a tenere l’equilibrio. Un tizio mi aiuta ad alzarmi. È sulla sessantina, robusto, grasso e rozzo. Inoltre puzza di morte. Mi solleva: “Ci siamo fatti un sonnellino, eh?” Dice ridendo chiassosamente.

Mi libero dalla sua presa ed esco di corsa dalla stanza in cui sono rinvenuto e quasi resto scioccato quando mi accorgo di essere a bordo di un galeone. Nel bel mezzo di quello che dovrebbe essere un oceano. Ma non è l’oceano. L’acqua è completamente trasparente e vi si intravedono migliaia, milioni di uomini supini. Mi accorgo anche che, nonostante il galeone fosse immenso, gli unici a bordo siamo io e quel tizio.

Gli chiedo inorridito: “Che succede? Dove siamo diretti?”

“Io? Da nessuna parte. Tu invece dovrai affondare nell’oblio. Vedi quello scoglio?” Dice indicandomi un grosso masso in mezzo al mare dove sedeva una figura esile, con un grande mantello scuro e una falce. Rabbrividii. “Col tempo arriverai fin laggiù e la Signora deciderà se accoglierti o rimandarti da me. Vedi, quest’imbarcazione viene chiamata purgatorio, mentre dopo la morte c’è il paradiso. Il tuo, invece, sarà un lungo viaggio di sofferenze e illusioni. Molti dei tuoi simili chiamano quel viaggio ‘vita’.”

Mi solleva di nuovo, stavolta con una presa più forte. Io, nonostante il terrore per ciò che stava accadendo, chiesi: “E l’inferno?”

Mi scaraventa fuori dalla nave e atterro rovinosamente su quello strano liquido. Mi sento spingere mostruosamente forte dalla pressione di quella maledetta acqua.

“Sei quasi arrivato.”

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