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Solo un incubo

 
La maggior parte delle storie, tranne quelle nella categoria "Scritte da me" o "Scritte da voi" sono prese dal sito Creepypasta Italia Wiki

Sabato sera. Come al solito non hai mai sonno. I tuoi ti hanno già spedito a letto da un po’ ma provare ad addormentarsi è fuori questione, così prendi il cellulare e sotto le coperte, cerchi nella cronologia il tuo sito di Creepypasta preferito, su cui passi la maggior parte del tempo libero.

Inizi a leggere. Creepypasta, Pokepasta, Horror Stories, vanno bene tutte. L’importante per te è che facciano paura. Ami la paura, la sensazione che creano le Creepypasta ben scritte per te è una cosa unica, così passi da un racconto all’ altro senza accorgerti del tempo che scorre.


Gli occhi iniziano a bruciarti e le palpebre si fanno pesanti.

Forse è meglio che provi seriamente a dormire.
Spegni il telefono.
Ora devi posarlo sul comodino, non puoi tenerlo attaccato al corpo tutta la notte, lo sai bene, ma come ogni altra volta esiti.

Guardi l’ora: le 3.13
Dopo esserti riempito la testa di racconti di uomini senza volto, killer maniaci e cani dal sorriso innaturale non sei più sicuro di volerti muovere.

Hai paura di quelle storie, hai paura che siano vere e che appena oserai tendere la mano verso il comodino, qualcosa o qualcuno la afferrerà di colpo senza lasciarti scampo.

– Sono solo storie, non è vero niente! – ti ripeti.
Ma qualcosa ti blocca.
Passano alcuni secondi di silenzio e immobilità totale, ma poi decidi che lo devi fare, devi posare quel cavolo di telefono.

Lo impugni, ti sposti col corpo sul bordo del letto e tendi la mano. Hai gli occhi chiusi, per paura di quello che potresti vedere.

Allunghi sempre di più il tuo braccio finché un lieve rumore non ti dice che hai raggiunto il comodino, quindi posi il telefono.

Fulmineo ritrai subito il braccio e tiri le coperte fin sopra al tuo collo, ti senti sicuro ora.
Ti dici che sei stato uno stupido a avere paura, in fondo tutti i racconti e le leggende che hai letto sono inventati, di pura fantasia.
Vero?
O no?

Metti le braccia dietro la testa, e tiri un sospiro di sollievo. Ora puoi aprire gli occhi.

Apri gli occhi…

E davanti a te

il volto più spaventoso che tu abbia mai visto.

La luce che filtra dalle finestre lo illumina
Un volto bianco, inespressivo. Nessun capello. Gli occhi, cerchiati di nero. Senza palpebre, senza iride, bianchi.
Ma è la bocca a colpirti. Le mascelle esageratamente aperte, come se nessun osso o muscolo le legasse tra loro, sembra che quella creatura voglia urlare, ma nessun suono esce da quella bocca.

Le urla che senti sono tutto intorno a te.

Ora è la tua voce a attraversare l’aria.
Urli,

Piangi,
Chiami.
Ti alzi di scatto dal tuo letto, la creatura non si muove, rimane accovacciata sulle lenzuola, ruota solo la testa per continuare a fissarti.
Scappi via, verso la stanza dei tuoi genitori. E’ strano che non ti abbiano sentito, pensi, ma un dubbio ti assale. Non speri di trovarli vivi.

Piangi.

Raggiungi la loro camera.

Pensavi davvero di trovarli?
Questa frase ti attraversa la mente come un pugnale quando vedi due creature come quella nella tua camera. Pendono dal soffitto, appese al collo con una corda, impiccati. La mascella tocca il petto, quegli occhi bianchi ti fissano.
Improvvisamente senti le voci dei tuoi genitori.

– E’ venuto da noi… Noi non possiamo più fare niente ora… scappa… è venuto da noi… –

Le voci non provengono dalle due creature, le senti intorno a te.
Sei confuso, e continui a piangere.

Ti chiedi perché doveva succedere a te una cosa del genere.

Ti senti come se in pochi minuti avessi perso tutte le cose a cui tenevi, e realizzi che è veramente così.

Non reggi, e inizi a correre verso la porta d’ingresso. Da qualsiasi angolo, da qualsiasi porta potresti rincontrare quella creatura, lo sai bene ma non ci pensi, pensi solo a correre, correre, vuoi solo uscire da quella casa maledetta.

Raggiungi l’ingresso, ti volti e lo vedi.
Cammina lentamente ma inesorabilmente verso di te, con il braccio ossuto proteso, in attesa di afferrare la tua mano.
Apri la porta, scendi le scale.

E’ solo quando ti ritrovi fuori che ti accorgi che qualcosa è cambiato.
Il quartiere è il tuo, senza dubbio ma sembra tutto più vecchio. I muri, i tetti, il giardino. L’erba è secca e la luce dei lampioni traballa, come a volersi spegnere da un momento all’altro.
Per le strade non c’è nessuno, eppure in quella strada passava sempre una macchina, o qualche mendicante ubriaco ma ora no, il vuoto.
Sei talmente confuso da quella solitudine che quasi ti dimentichi della creatura che ti cerca.
Attraversi il cancello del piccolo cortile della tua casa e ti avvicini alla grande vetrata dei tuoi vicini di casa. Ti è sembrato di vedere qualcosa e vuoi controllare.
Quello che vedi è come un colpo allo stomaco e a stento riesci a trattenere un conato. Dall’altra parte della vetrata altri tre corpi come quelli nella camera dei tuoi genitori sono stati appesi a una corda, e a terra ci sono vestiti strappati, chiazze rosse qua e la sul pavimento e masse non definite di materia rossastra, dello stesso colore delle macchie.
Quella vista ti turba, e arretri.
Inizi a vedere il tuo riflesso nel vetro della veranda.
Ci sei tu… e c’è un’altra creatura, ha gli occhi completamente bianchi e la bocca nera, esageratamente aperta.

Ed è dietro di te.

Le doghe scricchiolano al tuo brusco risveglio, apri gli occhi e ti metti seduto. Il sudore scende dalla tua fronte.
E’ stato orribile. Sei sicuro di essere appena uscito da un incubo ma non riesci a ricordarlo.
Il cellulare è li vicino a te tra le coperte e lampeggia.

Anche se ti sei appena svegliato da un brutto sogno ti accorgi di essere ancora molto stanco.
Gli occhi iniziano a bruciarti e le palpebre si fanno pesanti.
Forse è meglio che provi seriamente a dormire.

Spegni il telefono.
Ora devi posarlo sul comodino, non puoi tenerlo attaccato al corpo tutta la notte, lo sai bene, ma come ogni altra volta esiti.
Guardi l’ora: le 3.13

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