Scomparvero il 3 gennaio dei due anni fa. Naturalmente, è un giorno che non dimenticherò mai.
Erano i miei bambini… i miei tre angeli. Una mattina mi svegliai e loro non erano a letto.
Telefonai ad ognuno dei loro amici, alla scuola, agli ospedali. Chiamai la polizia.
Ma fu tutto inutile.
In poche settimane realizzai che erano scomparsi davvero, e che nessuno sembrava averli visti nella notte tra il 2 e il 3.
Scendevo per strada a gridare, mettevo volantini e avvisi ovunque. Tappezzai tutto il quartiere di immagini segnaletiche e cartelloni con scritto “avete visto i miei bambini?”.
Ma passarono i giorni e poi i mesi. Di loro non c’era nessuna traccia.
Un giorno, stavo facendo l’ennesimo giro dei locali dove avevo esposto i cartelloni per vedere se qualcuno mi avesse lasciato una risposta. La trovai nella questura.
Quando entrai nell’ufficio, l’aria aveva un odore stantio di marcio. Nessuno mi salutò, la porta era aperta. Tutti i poliziotti che incontravo avevano le orbite ribaltate e fissavano il vuoto, senza dire nulla. Respiravano a malapena. Erano diventati tutti pazzi, all’improvviso. Qualcuno di loro, poi, aveva girato tutte le telecamere di sorveglianza verso i muri.
E sotto al mio cartellone, scritto con il sangue, sotto la foto dei miei bambini, c’era solo una semplice parola:
“Sì”